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ALLA MARCIA PER IL CLIMA I CACCIATORI TRA I CITTADINI INTERESSATI AL FUTURO DEL PIANETA INSIEME A FIDC, ARCI CACCIA E ANUUMIGRATORISTI

ALLA MARCIA PER IL CLIMA I CACCIATORI TRA I CITTADINI INTERESSATI AL FUTURO DEL PIANETA INSIEME A FIDC, ARCI CACCIA E ANUUMIGRATORISTI

Domani, 29 novembre, a Roma come in molte altre città d’Italia e del mondo, mobilitazione  per dare un segnale alla vigilia dell’appuntamento ONU sui cambiamenti climatici in programma a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre.

Anche i cacciatori hanno aderito insieme a una moltitudine di persone alla Marcia per il Clima organizzata a Roma, semplici cittadini e appartenenti alle sigle più varie del volontariato, della società civile e professionale. Lo hanno fatto Federcaccia, Arci Caccia e ANUUMigratoristi, come sempre aperte, nello spirito della manifestazione ma anche associativo, a tutti i cacciatori che si vorranno riunire sotto lo slogan “Il clima è il mio pallino“. Una delegazione di dirigenti delle tre Associazioni sarà al corteo per poi ritrovarsi allo Stand di Campagna Amica in Piazza Madonna di Loreto.

Due le motivazioni principali che hanno spinto ad aderire e a essere presenti a questa manifestazione svolta a livello planetario alla vigilia della conferenza sul clima di Parigi, la COP21, che non poteva lasciare indifferente il mondo venatorio, che rivendica e ribadisce ancora una volta, con i suoi valori e la sua storia, l’impegno a dare il proprio contributo alla società civile.

Anche noi chiediamo che:

  • dalla COP21 di Parigi scaturisca un accordo equo, legalmente vincolante, che consenta di limitare il riscaldamento globale legato alle attività umane ben al di sotto di 2°C (possibilmente 1,5°C) accelerando la transizione verso la decarbonizzazione e lo sviluppo sostenibile;
  • l’Accordo di Parigi ponga le basi per un mondo nel quale le attività umane non danneggino le fondamenta della vita, nel quale le risorse naturali vengano usate in modo sostenibile e vengano distribuite in modo equo, minimizzando gli “scarti” delle attività umane affinché non minino il funzionamento degli ecosistemi;
  • l’Accordo di Parigi costituisca un impegno per il mondo ad agire insieme, in fretta e in modo efficace;
  • l’Accordo di Parigi sia equo, tenendo conto del principio delle responsabilità comuni, ma differenziate, e delle rispettive capacità, alla luce delle diverse circostanze nazionali; il principio di equità va applicato anche all’interno dei Paesi, favorendo una giusta transizione che garantisca migliori opportunità alle popolazioni povere o impoverite e un futuro alle persone e alle comunità colpite dagli impatti del cambiamento climatico;
  • l’Accordo di Parigi sancisca il principio dell’equità intergenerazionale. Principio secondo il quale il pianeta sia consegnato alle generazioni future in condizioni non peggiori rispetto a quelle in cui lo abbiamo ereditato.

Essendo tra coloro che vivono, provano emozioni e passioni nelle campagne e nei boschi, ci sono ben note ed evidenti le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla natura e ci aspettiamo che l’accordo di Parigi consenta di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2°C, per impedire che:

1.      le aree caratterizzate da condizioni climatiche favorevoli per una data specie selvatica si spostino, obbligandola a modificare la sua distribuzione geografica, in genere verso nord e verso le fasce altitudinali più elevate;

2.      la sincronia tra periodo riproduttivo e disponibilità di cibo per molte specie migratrici venga alterata, che alcune specie cessino di migrare, altre modifichino la rotta, altre ancora si riproducano anticipatamente;

3.      violenti temporali, estati torride e siccità possano uccidere gli animali per caldo, freddo, inondazioni e mancanza di cibo, con effetti negativi a livello di popolazione e di specie;

4.      la diffusione di specie invasive e di agenti patogeni, favorite dai cambiamenti climatici, possano modificare sostanzialmente la struttura e la composizione delle comunità animali e vegetali;

5.      l’adattamento delle comunità umane ai cambiamenti climatici comporti delle modifiche nella gestione dell’acqua, delle foreste, dei terreni agricoli e nell’uso del suolo creando ulteriori impatti sulle specie animali selvatiche.

Ci aspettiamo molto dalla COP21 e auspichiamo una seria presa di consapevolezza e un atto di responsabilità da parte dei Governi dell’Europa affinché il benessere del pianeta venga tenuto nella debita considerazione, senza che ci siano più rinvii o mediazioni al ribasso.

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