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A RIVA FESTEGGIATI I VINCITORI DEL PREMIO G. ROSINI

A RIVA FESTEGGIATI I VINCITORI DEL PREMIO G. ROSINI

Gianpaolo Antolini di Tione di Trento con “Il bastone dal puntale di ferro”; Ruggero Casse di Salbertrand (To) con “Cuor di camoscio” e Joseff Stoll di Monguelfo (Bz) con il racconto in lingua tedesca   “In einer Person: Wilderer, Jaeger u.Dorfschmied”.

Questa la rosa delle “eccellenze”, ovvero i tre migliori racconti fra i partecipanti alla VI edizione del Premio letterario per la narrativa “Giacomo Rosini”, organizzato dal circolo Ars Venandi e dalla Federazione Italiana della Caccia  premiati a Riva del Garda in occasione di ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente e scelti fra gli oltre 50 partecipanti.

A loro Giampaolo Sassudelli, presidente dell’Associazione cacciatori trentini, Sandro Flaim presidente dell’Uncza e Marco Bruni, presidente provinciale della Fidc di Brescia, sezione di appartenenza del presidente FIdC Rosini cui il premio è intitolato, hanno consegnato una targa ricordo e una preziosa “moneta” in oro con il logo della manifestazione, alle quali la Swarovski, fra i sostenitori del premio, ha aggiunto per ognuno uno splendido binocolo.

La premiazione è stata anche un momento di riflessione e di crescita culturale grazie agli interventi degli ospiti. Dopo l’introduzione del presidente dell’Ars Venandi Osvaldo Dongilli, che ha richiamato brevemente le motivazioni alla base del premio, e i saluti dell’assessore Panizza, Mara Da Roit ha presentato i relatori, primo fra tutti lo scrittore Mauro Corona.

Corona, nel suo stimolante e applaudito intervento ha richiamato fra l’altro l’importanza della scrittura per fissare e tramandare la memoria, anche della quotidianità, inserendola all’interno di un racconto, di una storia. Ma ha anche ricordato che la letteratura serve a farsi conoscere agli altri e in questo momento in cui parlare di caccia è difficile e anche un racconto su questo tema è visto da qualche estremista come inaccettabile, proprio la letteratura può essere il mezzo attraverso il quale veicolarne i valori e le tradizioni senza quegli scontri e prevaricazioni che spesso osserviamo in quelli che “per condannare in modo violento l’uccisione di un animale, uccidono invece la civiltà e l’uomo”.

La vita – ha detto Corona con una espressione molto efficace – è come scolpire: è un togliere. Così togliamo anche dalla natura, ma in modo accorto, per gestire e modellare.

È seguito l’intervento del giornalista, scrittore  e conduttore di programmi venatori Bruno Modugno, che ha sottolineato l’importanza del Premio Rosini per fare da collante fra le diverse genti delle montagne. Modugno, prima di leggere un suo racconto, ha però messo in guardia dalla letteratura di genere, dal rischio cioè di chiudere in se stessa la narrativa venatoria, che deve essere letteratura a tutti gli effetti.

Giovan Gualberto Grilli ha poi presentato l’esperienza toscana del Clubert, associazione culturale venatoria da qualche anno “gemellata” con il Circolo Ars Venandi.

Ha preso poi la parola Claudio Menapace, in veste di presidente della giuria, ringraziando tutti i partecipanti, commentando brevemente gli interventi e ricordando le figure di Mario Rigoni Stern, che ha ricoperto questo ruolo fino alla sua scomparsa, e di Giacomo Rosini.

Presente alla manifestazione anche il presidente nazionale di Federcaccia Gian Luca Dall’Olio, che ha sottolineato in accordo con Mauro Corona l’importanza di mantenere la memoria. “La letteratura – ha detto – serve a questo , e da qui la necessità per Federcaccia di conservare e stare vicino a questo premio. Nella globalizzazione – ha aggiunto – vi è la necessità di mantenere e rispettare le diversità e queste sono tanto più rispettate quanto più sono conosciute. E se la caccia fosse maggiormente conosciuta senza dubbio sarebbe più rispettata. Tuttavia, anche se questa vicinanza alla letteratura è utile e indispensabile, non è sufficiente a trascinare l’aggiornamento del mondo venatorio. La cultura della caccia si deve esercitare indipendentemente dalla letteratura o dall’arte. Se saprà riqualificarsi nella sua essenza, ritrovando una funzione riconosciuta e riconoscibile nelle attività che le sono proprie nella gestione di territorio e fauna, allora riceverà anche attenzione in tutti i campi della società, letteratura compresa”.

Anche lui infine, dopo aver rivolto un pensiero riconoscente a Mario Rigoni Stern, ha ricordato Giacomo Rosini “come amico e come dirigente Federcaccia, forse, senza nulla togliere agli altri, il più importante degli ultimi 50 anni per le sue intuizioni e la sua lungimiranza relativamente alla 157 con la quale ha dato respiro europeo alla legislazione venatoria italiana”.

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