DIRETTIVA UCCELLI: UN ANNIVERSARIO PER UNA NUOVA VISIONE

Questo il tema sullo sfondo dell’articolato convegno, voluto fortemente dalla FACE in occasione del 35° anniversario dell’entrata in vigore della Direttiva Uccelli, tenutosi nelle sale del Comitato delle Regioni, a Bruxelles, anche per evidenziare finalmente il ruolo dei cacciatori in un aperto confronto con la Commissione Ambiente UE, presenti pure le organizzazioni internazionali IUCN e BirdLife Int. Questa necessità era da tempo avvertita e la Delegazione italiana ha voluto essere presente con il suo Vice-Presidente FACE, Giovanni Bana, per ANUUMigratoristi e anche in rappresentanza dell’AECT (Associazione Europea delle Cacce Tradizionali), aderente alla Federazione europea, con il Presidente di Federcaccia Gianluca Dall’Olio, con il Presidente di Arcicaccia, Osvaldo Veneziano e con il rappresentante del CNCN, Pietro Pietrafesa. Tra i relatori vi è da segnalare la puntuale relazione di Antonino Morabito di Legambiente sulla gestione degli habitat e sul buono stato di conservazione delle popolazioni di uccelli cacciabili con il ruolo che compete al cacciatore per una gestione complessiva dell’ecosistema. I lavori sono stati aperti dal Presidente della FACE, Gilbert De Turckheim e dal Commissario UE/Ambiente, Janez Potocnik, che hanno animato una Conference degna della massima attenzione. L’esordio è toccato a Yves Lecocq, per molti anni Segretario generale della FACE, che ha ripercorso la storia della Direttiva dagli anni ’70 dello scorso secolo ai giorni nostri; poi John Swift, che ha evidenziato un modello di conservazione internazionale degli uccelli migratori e, infine, Jan Bouckaert, noto legale belga, che ha evidenziato i vari elementi giuridici scaturiti nel corso degli anni dalla corretta applicazione della Direttiva in un ampio excursus giurisprudenziale. Non possiamo non citare gli altri relatori: Ariel Brunner per BirdLife Int., il prof. Colin Galbraith e il prof. Robert Kenward di IUCN, coordinati sempre da Cy Griffin, che hanno variamente focalizzato l’attenzione di un attento pubblico anche durante il dibattito seguito alle varie sessioni, chiuse dalla relazione finale del Direttore Ambiente UE, Pia Bucella. Le prime conclusioni che si possono trarre, comunque da approfondire, si sviluppano su due filoni. Il primo è che la giurisprudenza della Corte di giustizia europea (CJCE), come tutto ciò che origina dall’applicazione delle norme, non può essere considerata come testo biblico intoccabile, ma rappresenta un “divenire”, quindi una situazione in evoluzione. Il secondo è che è inevitabile il conseguente sviluppo del principio della “flessibilità nel rispetto della legalità” (e cioè della normativa vigente), mentre la raccolta dei dati, anzi dei migliori dati, deve diventare il modello standard di riferimento del cacciatore moderno. Tutti dati che, raccolti giorno dopo giorno, devono essere convalidati dal mondo scientifico per quell’approccio che deve costantemente unire CACCIA – SCIENZA – AMBIENTE. Per finire, sono state spese dure parole sul bracconaggio in determinati Paesi, ovvero quell’insieme di pratiche illegali che devono essere espunte dall’immagine del cacciatore affinché quest’ultimo non sia assimilato al bracconiere, ma anzi facendo in modo che le due figure siano nettamente distinte: per riuscirci però serve un impegno collettivo, in primis dei cacciatori medesimi, alla cui immagine nuoce profondamente quella piccola minoranza che abbatte o cattura animali selvatici fuori dalle regole sia comunitarie che, soprattutto, dei singoli Stati. (Fonte ANUUMigratoristi)

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