Riceviamo e pubblichiamo.
L’esordio della nuova stagione porti al cacciatore selvatici veri ed idee nuove. Perché scarseggiano gli uni e latitano le altre tenute lontano da una crisi che si rivela nell’assenza di progetti e nella volontà di cercare nuove soluzioni. Così la caccia vive nell’entusiasmo dei singoli ma rinuncia ai propositi di riscatto collettivo camminando nella propria ombra verso nuove Caporetto. Lo dimostrano gli appelli delle organizzazioni: guardano all’etica ed al comportamento come se ignorassero che ogni cacciatore paga in tasse, tesserini e balzelli quanto un mese di pensione sociale per avere a disposizione un fazzoletto di terra. A Milano, ad esempio, non supera i tre ettari per ciascuno ed in tante altre zone ha un’estensione più virtuale che autentica considerando i vincoli di legge. Infine ciascuno paga, e siamo l’unica categoria a farlo, per i ripopolamenti e la sorveglianza mentre la gestione si sta rivelando – pochi gli esempi virtuosi e scarsamente imitati- più un proposito che un traguardo. Eppure la crisi che sta attanagliando le famiglie, annullando il patrimonio di rinnovamento dei giovani, riducendo i consumi e chiudendo i cancelli delle fabbriche dovrebbe suggerire che proprio dalla caccia può giungere il riscatto in nuovi posti di lavoro, nuovi mestieri, diverse ed originali professionalità, sinergia con il mondo agricolo ed ambientalista più evoluto per l’utilizzazione del territorio e delle zone marginali. Siamo al primo posto nel mondo per la produzione di armi sportive di qualità e l’Exa immensa vetrina del geniale made in Italy lo dimostra ogni anno, ed anche questo deve avere un suo significato che occorre far valere. Siamo fermi, come accade ai cani da tartufo quando ti lasciano immaginare d’essere giunti al bottino, sull’etica e sul galateo. Come accadeva nei salotti bene alla vigilia del disastro di Hitler. Forse è l’imminente autunno a suggerire, nella caccia, concetti che i giorni della crisi fanno apparire ingialliti come foglie secche. Occorre una nuova legge- ed il ministero delle Politiche agricole ha opportunamente dato vigore alle linee guida – ma occorrono anche idee nuove e gente nuova capace di guardare avanti. Quest’anno il nostro esercito coi capelli bianchi ha superato l’età media dei sessant’anni e rende fantasiosa ogni ricerca di mercato non arruolando neppure il 3 per cento di donne ed ha avuto ulteriori defezioni oscillando sulla soglie dei settecentomila. L’onorevole Franco Orsi aveva tentato un progetto ambizioso e perfettibile: era l’unica foglia verde in un presunto autunno delle speranze: è stata fatta seccare in fretta. Occorre ricominciare daccapo, guardare avanti oltre lo scoramento, al di là della crisi partecipando tutti e tutti insieme. E’ questo l’augurio vero a voi, grande popolo degli onesti.
Rodolfo Grassi – Presidente provinciale Milano Monza-Brianza