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BOLOGNA, MONTAGNA: QUANDO I CINGHIALI SCACCIANO I GIOVANI AGRICOLTORI

I cinghiali scacceranno gli imprenditori agricoli, soprattutto quelli più giovani, dalla montagna bolognese se non si interviene subito in tutta la provincia con un piano di controllo adeguato come quello applicato nella zona del Parco dei Gessi Bolognesi e nelle zone limitrofe. L’allarme è di Coldiretti Bologna di fronte all’ennesimo attacco di questi animali a due aziende nel comune di Camugnano, dove hanno distrutto un campo di orzo alla vigila del raccolto e un terreno coltivato a favino per l’alimentazione animale di Luca Pelagalli, giovane agricoltore di 24 anni, e Giordano Malavolti (34 anni).

La diffusione dei cinghiali in provincia di Bologna – afferma Coldiretti provinciale – è ormai fuori controllo come dimostra il fatto che nonostante ufficialmente vengano abbattuti oltre 6.000 capi l’anno, il loro numero nel bolognese si aggira, secondo stime di Coldiretti, tra i 35 mila e i 50 mila, un dato fuori controllo che mette a rischio non solo i raccolti, ma anche la sicurezza di tutti i cittadini, come testimoniano gli incidenti stradali o la presenza di cinghiali vicino ai centri abitati.

Secondo Coldiretti Bologna per mettere sotto controllo questi animali occorre un piano straordinario come quello attuato nel parco dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell’Abbadessa nella zona imolese, dove Regione, Citta Metropolitana di Bologna ed ente di gestione del parco hanno approvato un piano straordinario che consente l’attività di controllo dei cinghiali per 11 mesi l’anno, chiamando squadre di cacciatori anche da fuori regione a rinforzo delle squadre locali.

“Il piano straordinario – ha detto il presidente di Coldiretti Bologna, Antonio Ferro – ha ottenuto buoni risultati nelle zone dove è stato attuato. Diventa fondamentale estendere la sua applicazione a tutto il territorio a sud della via Emilia comprese le zone degli altri parchi, Suviana, Montesole, Corno alle Scale e Abbazia di Monteveglio per evitare ulteriori danni alle attività agricole. Il raccolto di un campo devastato dai cinghiali non è adatto né per l’alimentazione umana, né per quella animale visto che in montagna si produce ad esempio latte di alta qualità, che richiede una alimentazione di qualità”.

I danni dei cinghiali nelle aziende agricole di collina e montagna – spiega Coldiretti – stanno erodendo il già magro reddito degli imprenditori e non è un caso che molti agricoltori nel bolognese abbandonano i campi come dimostra il fatto che dagli anni Duemila ad oggi sulla montagna bolognese abbiano chiuso i battenti due aziende agricole su tre e a fronte delle 3.000 imprese censite all’inizio del terzo millennio, oggi ne rimangono meno di 1.000.

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