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BOLOGNA: SALE RABBIA PER DANNI ALL’AGRICOLTURA DA ANIMALI SELVATICI

Monta la rabbia degli agricoltori per i danni di animali selvatici che danneggiano le colture mandando in fumo il raccolto, mentre diventa quasi impossibile ottenere un risarcimento a causa di procedure burocratiche farraginose e sfiancanti. L’allarme viene dal gruppo di lavoro di Coldiretti Bologna sui danni da animali selvatici riunito per analizzare una situazione che diventa sempre più esplosiva nei campi, dove animali, dai cinghiali ai cervi, dai fagiani agli storni, sono liberi di saccheggiare campi di cereali e foraggio, ortaggi, alberi da frutta, sementi.

Secondo gli ultimi dati dei risarcimenti pubblici, i danni pagati in provincia di Bologna nel 2015 (ultimo dato disponibile) sono stati pari a 342 mila euro, 215 mila euro in meno del 557 mila euro pagati nel 2012. “Questo dato potrebbe far pensare – dice il presidente di Coldiretti Bologna, Antonio Ferro – ad una diminuzione dei danni, ma si tratta di un grosso abbaglio in quanto conferma ciò che Coldiretti ha denunciato anche nella grande manifestazione davanti alla Regione nel giugno dello scorso anno. Le domande e le procedure di risarcimento sono diventate impossibili e scoraggianti per cui i produttori spesso rinunciano. Quando invece decidono di andare fino in fondo, si vedono riconoscere un risarcimento irrisorio, pari al 10-15 per cento del danno realmente subito”.

A conferma di una situazione insostenibile Coldiretti cita il caso dei cinghiali: nel 2012 i danni risarciti per questi animali ammontavano ad oltre 83 mila euro, mentre nel 2015 si sono fermati a 21 mila euro, nonostante negli ultimi dieci anni il loro numero sia raddoppiato. “Dati così contraddittori tra calo dei risarcimenti danni e la crescita della presenza degli animali sul territorio – afferma Ferro – sono la conferma dello scoraggiamento degli agricoltori che non vedono affrontati i problemi dei danni. Per di più, con il passaggio delle competenze sui risarcimenti dalla Provincia alla Regione, i produttori si trovano ad affrontare una burocrazia che è lievitata a livelli incredibili”.

Agli inizi del 2016 gli agricoltori – spiega Coldiretti Bologna – si sono visti recapitare lettere in cui si informava l’agricoltore che era obbligato a fare prevenzione (con costi a suo carico) per sperare di avere un minimo di risarcimento, che però anche con gli interventi di prevenzione resta un miraggio. A complicare di più le cose è arrivata anche l’introduzione del regime “de minimis” per i risarcimenti dei danni da animali selvatici, che prevede un massimo di 15 mila euro ad azienda in tre anni e ulteriore documentazione burocratica.

“Sul territorio bolognese – commenta Ferro – a mettere in difficoltà le imprese agricole è anche l’inefficacia della pianificazione faunistico-venatoria, che da anni non funziona, contrariamente a territori limitrofi, come quello modenese dove invece gli animali selvatici vengono tenuti sotto controllo. Da noi, parchi, aree protette, aziende faunistico venatorie, zone di ripopolamento diventano zone franche da cui partono scorribande di animali che mettono gli agricoltori in ginocchio. Non ci possiamo più fermare alla denuncia e alle chiacchiere: è ora di applicare seriamente la pianificazione faunistica, riportando ad un corretto equilibrio con il territorio la presenza degli animali selvatici. L’alternativa è la chiusura delle aziende agricole e lo spopolamento del territorio rurale”. (Fonte COLDIRETTI)

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