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cinghiali in città

CINGHIALI A ROMA …. E NON SOLO

Nella giornata di ieri un quotidiano on-line ha pubblicato una foto emblematica che immortala i Cinghiali a Roma. Una situazione che sovente si presenta anche in altre realtà urbane italiane, rispetto alla quale la Confederazione Cacciatori Toscani pone alcune considerazioni:

I cinghiali che grufolano in prossimità dei cassonetti a Roma (Monte Mario) sono il paradigma di una approssimazione e di decadenza delle Istituzioni senza pari, come mai ci siamo trovati ad affrontare in Italia negli ultimi decenni.

Scene di questo tipo sono una visione frequente in capitali di altri stati dei continenti asiatico o africano ma non dovrebbero accadere in una Capitale di uno stato Occidentale avanzato come Roma, la Capitale per eccellenza, la Caput mundi di tempi ormai studiati nei libri di storia.

Una politica dissennata di creazione e istituzione sempre e comunque  di aree protette nelle immediate periferie delle città senza fornire agli Enti istituiti mezzi strumentali e finanziari nonché personale per gestire la ridondanza delle popolazioni di animali selvatici, ma assicurando però il divieto di caccia, unica prescrizione e divieto perseguito in queste “oasi di verde” quasi da vantare come totem mitologico sacrificale sull’ altare del moderno ambientalismo dei salotti per bene dei Parioli o di via Monte Napoleone, alimentati da champagne e caviale, ma del tutto ignoranti le realtà rurali e naturali del nostro territorio;

Una politica di falsi risparmi che ha visto la soppressione di fatto delle Amministrazioni Provinciali e delle Polizie provinciali che fino al 2015 garantivano, più o meno bene, ma garantivano un controllo e un presidio del territorio a fini faunistici, supervisionando e programmando gli interventi di controllo numerico delle popolazioni di cinghiali, daini, cervi e caprioli.

Madre natura che ha preso il sopravvento sull’ uomo, che ha accelerato il cambiamento climatico e il surriscaldamento che favoriscono la crescita degli ungulati selvatici perché le superfici arbustive e forestali avanzano al ritmo di 110 mila ettari l’anno a scapito dell’agricoltura e della zootecnia marginali;

In questo scenario la Politica con la P maiuscola fa finta di non vedere e non da risposte: non mette mano a una legge sulla caccia del 1992 nata in un periodo in cui nelle campagne non si trovavano cinghiali, lupi, caprioli e cervi preceduta da una legge sui Parchi del 1991 che vedeva in buon sostanza la creazione di Parchi con il divieto di caccia, il volano di un economia turistica che si è realizzata solo in minima parte ma che ha messo in ginocchio l’agricoltura e la zootecnica delle aree marginali più svantaggiate dell’Appennino.

Avremmo bisogno di strumenti normativi adeguati alla realtà ambientale e faunistica del 2018 che possano ricorrere al controllo faunistico delle specie in esubero o di quelle invasive senza lacci e laccioli burocratici, pareri e contro pareri ma che consentano interventi gestionali tecnici in tempi rapidi rispettando le norme sul benessere animale e coinvolgendo il mondo venatorio e il mondo agricolo in una nuova sinergia gestionale.

Hic sunt cinghiali verrebbe da porre il cartello alle porte di Roma, parafrasando la ben nota locuzione latina Hic sunt leones che stava ad indicare nelle cartine geografiche le aree inesplorate del continente africano.

Come sappiamo la Storia procede per corsi e ricorsi…

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