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EMILIA ROMAGNA. CALENDARIO VENATORIO 2019-2020. LE RICHIESTE DI POMPIGNOLI: “STOP CON I DIVIETI”

“Basta con i divieti e le penalizzazioni. Avanti con il buon senso e con la definizione di un calendario più flessibile, che risponda alle reali esigenze faunistiche e ambientali dei nostri territori”.

Il consigliere della Lega, Massimiliano Pompignoli, a poche settimane dalla deliberazione del nuovo calendario venatorio regionale, chiede che rispetto ad alcune prescrizioni, la Giunta di viale Aldo Moro “faccia un passo indietro e accolga una volta per tutte le sollecitazioni dei cacciatori”.

“Mi riferisco prima di tutto alle disposizioni sulla beccaccia. È assurdo che si continui a limitarne il prelievo alla seconda decade di gennaio e non se ne protragga la chiusura a fine mese, come avvalorato da diversi studi scientifici. Per troppe stagioni questa Giunta ha messo dei paletti alla caccia di questa specie, richiamandosi al parere di Ispra che sappiamo tutti non essere vincolante ai fini dell’adozione di un calendario. Dopo il respingimento in Commissione agricoltura alla Camera dei Deputati, dell’assurdo emendamento di Liberi e Uguali che mirava a rendere vincolante il parere di Ispra, non ci sono più scuse. Il Governo, per la prima volta e con coraggio, ha messo in chiaro la natura puramente consultiva dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che, in alcun modo, deve ergersi a organo legittimante delle decisioni politiche di alcune Regioni, assunte perlopiù sulla scorta delle intimidazioni delle sigle anticaccia.”
Per Pompignoli, inoltre, non c’è più tempo da perdere nemmeno sul fronte degli ungulati il cui regolamento di gestione è da rivedere: “la crescita esponenziale degli esemplari di questa specie, su tutto il territorio regionale, ha fatto registrare un significativo aumento dei danni alle produzioni agricole e del numero dei sinistri stradali. È chiaro a questo punto, che non basta intervenire sul fronte degli indennizzi, aumentando le risorse vincolate al risarcimento del danno, ma bisogna agire a monte, per frenarne la proliferazione, migliorando i metodi di prelievo e rendendo più flessibili le tecniche collettive della girata e della braccata.”
“Questa Regione” – conclude il consigliere della Lega – “deve armarsi di coraggio e riconoscere il ruolo di prestigio della caccia che è tradizione e cultura ma anche valorizzazione del territorio, tutela della biodiversità e conservazione dell’equilibrio faunistico. L’attività venatoria coinvolge decine e decine di persone in tutta la Regione. Ognuna di queste presta il proprio tempo e la propria attività per la gestione diretta delle aree montane, di quelle rurali e di quelle protette. E lo fa volontariamente, nell’interesse dell’equilibrio faunistico e dell’ecosistema che contribuisce a tutelare.”

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