Spett.li
Dr. Sergio Chiamparino, Presidente Regione Piemonte
Dr. Giorgio Ferrero Assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca Regione Piemonte
Gentile Presidente, gentile Assessore,
augurandovi un sereno e proficuo lavoro, mi è cosa gradita donarvi, e spero lo sia altrettanto per voi riceverlo quello che, almeno per me lo è, il bellissimo libro “I predatori compassionevoli”, scritto da Franco Zumino, uno dei più grandi e VERI ambientalisti italiani, NON cacciatore ma che ha descritto mirabilmente il mondo venatorio ponendolo anche a confronto con chi lo avversa e denigra. Un mondo, quello venatorio per l’appunto, con cui avrete modo di confrontarVi, ricco di passione, competenze ed energie positive ma anche di anacronistiche paure, antipatici egoismi e improduttive diffidenze, anche al suo interno. Certo, così come ovviamente si verifica in ogni settore ed aspetto della vita umana, pubblica e privata.
Pertanto non soltanto ma sicuramente anche a Voi, il compito forse non facile ma credo sicuramente stimolante, di saper convogliare quanto più possibile le qualità in proficui progetti ed azioni e di individuare e spegnere le sterili seconde peculiarità.
Personalmente, in qualità di inadeguato presidente di Arcicaccia – Cuneo, ormai da anni mi sono fatto, troppo spesso però inutilmente, portavoce, insieme ad alcuni amici/collaboratori, pubblicamente tramite gli organi di stampa locali e direttamente verso gli organismi competenti, ovvero ATC e CA, Assessorati provinciali e regionali, fino a giungere alla Presidenza regionale, dei malumori e delle istanze di quei cacciatori forse maggiormente attenti alla trasparenza, alla correttezza, all’utilità concreta delle azioni degli organismi deputati a gestire buona parte della risorsa faunistico/ambientale, ovvero proprio gli ATC ed i CA.
A distanza di circa diciotto anni dall’avvento dei citati istituti, infatti, si è assistito nel corso del tempo ed almeno in riferimento alla provincia di Cuneo, ad una gestione che definire in troppe circostanze personalistica ed inadeguata parrebbe solo un eufemismo.
E così, a pochi chilometri tra un territorio e l’altro, è accaduto ed accade, a mero titolo di esempio, che la norma ed il calendario venatorio regionale, quest’ultimo, tra l’altro, giusto o meno che sia, già il più restrittivo d’Italia e forse d’Europa, siano stati e vengano tuttora variati a seconda delle “preferenze” e/o “sensibilità” del presidente e/o del comitato di gestione di turno, senza alcuna motivazione realmente tecnica, spesso a discapito di alcuni e pochi cacciatori forse solo “colpevoli” di non far parte delle maggioranze.
E’ accaduto che, interpellati in merito, gestori di ATC/CA si siano espressi con giustificazioni del tutto astratte, quando non palesemente contrarie alle norme, dichiarando magari che “alla maggioranza dei cacciatori sta bene così”. Ma se palesi ingiustizie fossero ben sottovalutate e/o addirittura volute da molti, ciò non le renderebbe meno gravi ed odiose.
A parere dello scrivente e di chi lo sostiene rinnovando ancora la nostra tessera associativa, per ovviare a tali storture sarebbe sufficiente che la Regione emanasse norme semplici, attuali, facenti riferimento ai più autorevoli studi scientifici in materia nazionali ed europei, scevre da qualsivoglia faziosità, che forniscano così agli istituti gestionali territoriali linee guida inequivocabili ed univoche, non derogabili, pena sanzioni che comprendano anche il commissariamento degli inadempienti.
Inoltre ritengo di primaria importanza evidenziare ciò che risulta utile realmente alla nostra fauna, anche a quella NON cacciabile e pertanto all’intera biodiversità. Sicuramente, come prova ormai consolidata ultradecennale esperienza, non l'”imbalsamazione” di più o meno estesi territori, con la speranza o la pretesa che la semplice apposizione di cartelli, sui loro confini, recanti la scritta “divieto di caccia” possa creare condizioni ambientali migliori ma l’impiego di risorse reali per operare in concreto al miglioramento ed al ripristino degli habitat. Infatti dalle condizioni di questi ultimi, e solo da quelle, dipende la tipologia e la qualità della citata e sempre più anelata biodiversità.
Ed a sostenerlo non sono certo io, in quanto sarebbe ben poca cosa ma ancora autorevoli studi scientifici nazionali ed internazionali e comunque questa priorità già era stata colta in passato dagli organismi Regionali piemontesi.
Infatti l’ abolita legge regionale piemontese 70/96 sulla caccia e non solo, prevedeva (art 56) che il comitato di gestione degli atc “predisponsse il programma quinquennale ai fini dell’attribuzione d’incentivi economici ai proprietari e/o conduttori di fondi rustici per i seguenti obbiettivi:
– la ricostituzione di una presenza faunistica ottimale per il territorio;
– le coltivazioni per l’alimentazione naturale dei mammiferi e degli uccelli soprattutto nei terreni dismessi da interventi agricoli ai sensi del reg. cee 1094/88 del coniglio del 25 aprile 1988 e successive modificazioni;
– il ripristino di zone umide e fossati;
– la differenziazione delle colture;
la coltivazione di siepi, cespugli, alberi, adatti alla riproduzione della fauna selvatica;
– la tutela dei nidi e dei nuovi nati di fauna selvatica nonchè dei riproduttori;
– la collaborazione operativa, ai fini del tabellamento, della difesa preventiva delle coltivazioni passibili di danneggiamento , della pasturazione invernale degli animali in difficoltà , della manutenzione degli apprestamenti di ambientamento della fauna selvatica.
Oggi, ribadisco, a distanza di quasi un ventennio dall’avvento degli ATC-CA, sarebbe interessante, almeno per me/noi, conoscere quale percentuale, dei cospicui milioni di euro transitati nelle casse di tali organismi, è stata destinata agli interventi di cui sopra indicati dalla LEGGE.
E quante, invece, delle citate risorse economiche VERE, sborsate direttamente e VOLONTARIAMENTE dai cacciatori, sono state utilizzate per sostenere i citati numerosi ….troppo numerosi??….. istituti territoriali, dimostratisi nel tempo organismi perlopiù meramente BUROCRATICI, se non addirittura di POTERE, invece che di SERVIZIO per l’habitat, i cacciatori e la comunità tutta.
Ulteriore sconforto reca poi sapere che molti di quegli ATC sono oggi addirittura in “bancarotta”! E questa condizione parrebbe venir considerata perfino …normale da molti.
La mia, la nostra speranza, forse l’ultima, è quella che seppur Voi non condividiate con me/noi questa passione, che ha l’unico torto di non essere più “alla moda” ma che solo in Piemonte coinvolge ancora decine di migliaia di persone oneste e per bene, ed in Italia centinaia di migliaia, che muove una notevole, varia, vera e sana economia, saprete ben interpretare il Vostro delicato ed importantissimo ruolo, comprendendo quanto prima quali dovranno essere le azioni veramente e semplicemente GIUSTE da intraprendere per giungere ad una ottimale gestione faunistica ed ambientale nella nostra meravigliosa Provincia di Cuneo e dell’intera splendida Regione in cui viviamo. Probabilmente pertanto non le azioni più comode o di immediata e facile presa sui “media”, questi ultimi ormai troppo spesso acriticamente e/o “furbescamente” in linea con false o irrazionali teorie anticaccia o peggio della religione fondamentalista animalista.
E ridico ancora, pur rendendomi conto di poter risultare fastidioso ma lo ritengo il fulcro del discorso, che solo e soltanto la tipologia di habitat sancisce il successo od il declino delle specie viventi, non certo la caccia così come la intendo io/noi, e questo FATTO è sotto gli occhi ed alla portata della mente di tutti quelli che vogliono realmente e semplicemente vedere e capire la sostanza delle “cose” con onestà intellettuale.
Vogliate accettare i miei più cordiali saluti corroborati da un caloroso “in bocca al lupo!”, così come si usa tra cacciatori.
Ezio Cardinale