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PATOLOGIA DELLA VALVOLA MITRALE: UNA RICERCA MEDICA CONDOTTA SUI CUORI DI CERVO FORNITI DAI CACCIATORI

Quotidianamente assistiamo a attacchi da parte di un’opinione pubblica metropolitana e con una visione Disneyana della natura nei confronti della categoria dei cacciatori, benché questi esercitino una passione rigidamente regolamentata, siano dei veri conoscitori della natura e del territorio e siano sentinelle delle patologie che possono diffondersi tra la fauna selvatica (come la peste suina) o peggio di zoonosi (come la rabbia).

Pochi ad esempio sanno che i cacciatori sono parte attiva nel monitoraggio delle diffusione della West Nile Disease, che vede nei corvidi i principali “incubatoi” del virus.

Non tutti sanno che praticare la caccia nel 2020 significa conoscere la natura, il territorio, la fauna, la flora, l’agricoltura e tutte le loro interazioni. Caccia significa “gestione”, pulizia e manutenzione del territorio, vuol dire prevenzione. Cacciare oggi significa raccogliere anche informazioni sullo stato di salute delle popolazioni selvatiche. Sì, perché sono i cacciatori che dopo aver abbattuto un animale devono occuparsi (per legge) di effettuare una prima valutazione di eventuali patologie che colpiscono gli animali selvatici prima di conferire i campioni organici negli istituti deputati ad effettuare analisi sanitarie.

La caccia oggi va a braccetto con la ricerca scientifica: potremmo citare ancora una volta le numerose collaborazioni che Federcaccia, a più livelli, porta avanti da tempo con le università, o con professionisti che si occupano di gestione e conservazione della fauna per realizzare progetti di ricerca su specie migratrici e stanziali, ma cambiamo argomento e riportiamo un esempio di “caccia utile” (come la chiama il Nostro Presidente Nazionale Massimo Buconi), di come i cacciatori rendono dei servizi per la collettività in maniera del tutto volontaria, prestando aiuto in settori che apparentemente con l’universo della caccia non hanno nulla a che fare, come la Medicina sperimentale. A raccontarci questa esperienza che vede il cacciatore al centro di un progetto in ambito sanitario sono la biologa dott.ssa Antonella Labate, responsabile dell’Ufficio Faunistico di Federcaccia Lombardia e il medico veterinario Dott. Luca Pellicioli, che ha avuto il merito di fare partire il progetto coinvolgendo il mondo venatorio.

Di seguito è riportato uno studio sostenuto dalla Fondazione per la Ricerca in Cardiochirurgia ONLUS di Milano, insieme al Dipartimento di Elettronica, informatica e Bioingegneria del Politecnico di Milano e all’ospedale Luigi Sacco di Milano.

La ricerca, intitolata “Application of deer hearts for ex-vivo modelling of mitral valve pathology – preliminary results” (Utilizzo di cuori di cervo per la modellizzazione ex-vivo della patologia della valvola mitrale – risultati preliminari) ha l’obiettivo di realizzare un modello realistico che riproduca le peculiarità della patologia del rigurgito mitralico per favorire il progresso nello sviluppo di approcci transcatetere; questi potrebbero offrire una terapia risolutiva per i pazienti ad alto rischio chirurgico. Si consideri che questa patologia ha un’alta incidenza nella popolazione (2,5% nella popolazione generale).

L’adozione della correzione chirurgica della valvola mitralica è molto complessa, tenendo conto che al 49% dei pazienti viene negato l’intervento chirurgico a causa di età avanzata o comorbidità e che il numero di pazienti inoperabili dovrebbe aumentare contestualmente all’invecchiamento della popolazione mondiale.

Fino ad oggi il reflusso mitralico è stato simulato utilizzando cuori umani post-trapianto che però sono reperibili in quantità limitate. Gli autori dello studio citato hanno provato ad indurre il reflusso mitralico nei cuori dei suini impiantando dispositivi di dilatazione a livello muscolare dell’annulus e dei muscoli papillari. Sebbene questo modello fosse ben controllabile, la sua applicazione pratica era limitata a causa dei vincoli meccanici fissi (e.g. impossibilità di eseguire l’annuloplastica, o registrare eco-immagini). E’ stata quindi avviata la sperimentazione sui cuori di cervo per la simulazione del rigurgito mitralico in una configurazione ex vivo.

Per questa ricerca sono stati raccolti nel Nord Italia 15 campioni di cuori di cervo congelati, donati dai cacciatori di diversi comprensori, in particolare: Comprensorio Prealpi Bergamasche, Valle Borlezza, Caccia, Prealpi Comasche, Alpi Comasche, Valle Seriana, Alpino TO1 e TO2; il tutto con l’assistenza del Dott. Pellicioli.

L’età degli animali variava da 6 mesi a 10 anni; da questi sono state raccolte le valvole mitraliche che, dopo essere state confrontate con quelle umane e quelle di suini, ed essere state giudicate idonee in seguito alla valutazione anatomica, hanno permesso di simulare la patologia del Reflusso Mitralico.

I risultati preliminari emersi dalla sperimentazione condotta sono incoraggianti: le valvole mitraliche dei cervi risultano morfologicamente simili a quelle umane, più di quelle dei suini, quindi, l’anatomia della valvola mitralica del cervo potrebbe essere considerata adatta per la modellizzazione ex- vivo, una volta effettuata una selezione preliminare basata sull’età (più giovane) o il peso del cuore (<800 g). Inoltre, da una valutazione condotta da esperti chirurghi (valutazione qualitativa della fibroscopia e delle immagini ecocardiografiche) è emerso che, sebbene in condizioni di base le valvole mitraliche dei cervi non riportavano le caratteristiche tipiche del rigurgito mitralico, il protocollo eseguito ha indotto dei cambiamenti nella configurazione geometrica dell’apparato della valvola mitralica.

Il modello utilizzato per simulare il rigurgito mitralico con dei cuori dei cervo offre promettenti prospettive future per le applicazioni pratiche e realistiche necessarie alle valutazioni pre-cliniche delle terapie transcatetere della valvola mitralica (sostituzione con una valvola protesica o riparazione diretta o annuloplastica indiretta, afferramento dei foglietti, approssimazione del muscolo papillare, rimodellamento ventricolare) e potrebbe aiutare ad allargare la platea di soggetti eligibili per l’intervento chirurgico.

Questo è soltanto uno dei molteplici esempi di come la caccia sia utile e i cacciatori prestano servizio volontario per il bene della collettività: nello specifico caso hanno contribuito, fornendo la materia prima necessaria agli studi sperimentali, a realizzare dei test finalizzati al miglioramento della qualità di vita dell’anziano.

“Una ricerca innovativa che sottolinea come il binomio mondo venatorio e mondo scientifico è fondamentale per acquisire dati ed informazioni sullo stato di salute delle popolazioni di animali selvatici – afferma il medico veterinario Luca Pellicioli. In particolare la ricerca svolta dal politecnico di Milano è di supporto per la salute pubblica e di alcune specifiche patologie dell’uomo. Da sempre il mondo venatorio attraverso la sua capillare presenza sul territorio ed il puntuale campionamento di materiale biologico su capi prelevati permette di svolgere con regolarità importanti attività di ricerca scientifica che sono fondamentali per raccogliere serie storiche di dati sulle popolazioni di animali selvatici e sviluppare strategie per corrette politiche di conservazione”. (Fonte FEDERCACCIA LOMBARDIA)

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