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Turismo venatorio: istruzioni per l'uso

Turismo venatorio: istruzioni per l’uso

Un comune amico, Gianni Lugari, afferma spesso, giocando sulle parole, che le sue partenze verso Paesi esteri assomigliano, con il passare del tempo, sempre di più a dei veri e propri “parti”. Vuoi per la quantità di oggetti che si porta dietro, professionali e no, vuoi per le crescenti difficoltà burocratiche che ogni volta si trova ad affrontare. Quest’affermazione è in parte vera perché, nonostante le semplificazioni seguite all’entrata nella Comunità Europea di alcune tra le mete preferite dei cacciatori nostrani, Romania in testa, restano comunque molte le difficoltà che il cacciatore/turista si trova ad affrontare ogni volta che mette il naso fuori casa.

In realtà, le prime difficoltà le devono superare gli operatori, che ogni anno si trovano a gestire problemi diversi e spesso non di facile soluzione. Generalmente riguardano questioni sanitarie, aviaria, mucca pazza, lingua blu etc., o più semplicemente logistiche, giacché sempre più frequentemente le compagnie aeree creano difficoltà per il trasporto delle armi e dei cani. Un esempio tra tutti, le compagnie low cost (Ryan Air, Easy jet etc.) che non trasportano armi da fuoco, il che obbliga gli operatori a scegliere le più costose compagnie di bandiera. Ma anche in questo caso i problemi si sprecano, causa il parco aeromobili, molti nuovi modelli di aereo non sono attrezzati per trasportare animali in stiva, ed i regolamenti interni che mutano secondo l’umore degli amministratori e le richieste delle maestranze. Un caso emblematico: la circolare interna emanata in questi mesi dalla Turkish Airlines che vieta il trasporto degli animali su tratte superiori alle quattro ore, che si traduce per i codaioli nell’impossibilità di utilizzare questo vettore per destinazioni classiche quali il Kirghisistan o Azerbajan. Ma lasciamo queste rogne a chi deve organizzare il viaggio e torniamo a quelli che solitamente affronta il cacciatore/turista.

Per entrare nei Paesi della Comunità è sufficiente la Carta europea che, nel caso si viaggi via terra, dovrà essere, quando richiesta, presentata alle autorità locali. Questo vale ovviamente quando non si debbano attraversare Paesi che non facciano parte dell’Unione Europea, poiché in questo secondo caso occorrerà attenersi alle regole di transito dei Paesi che verranno attraversati e premunirsi della licenza di esportazione temporanea dell’arma, rilasciata dal commissariato competente, valida per le nazioni che si attraverseranno durante il viaggio. Un esempio per tutti: la tratta che dalla Croazia attraversa la Serbia per raggiungere la Romania. In questo caso il cacciatore dovrà transitare da due dogane di Paesi extracomunitari prima di arrivare a destinazione. Conoscere le regole di transito è importantissimo, perché si potrebbero avere delle sorprese. La Carta europea avrebbe dovuto uniformare le regole, ma non è sempre così! Il Regno Unito, come spesso accade, fa storia a sé. Se decidiamo, infatti, di trascorrere una vacanza di caccia sulle isole britanniche la carta europea dovrà essere inviata, in originale, almeno un mese prima alla Polizia locale che provvederà a emettere una regolare licenza con la quale saremo autorizzati a praticare l’attività venatoria con il fucile che avremo preventivamente segnalato. Una particolare attenzione dovranno porre i possessori di fucili semiautomatici che decidessero di utilizzare, nel Regno Unito, questi ultimi durante la loro permanenza, poiché secondo il regolamento di polizia locale sono ammesse solo le armi a più di due colpi, che rechino, sulla Carta, la sigla “categoria C”, cioè armi la cui riduzione sia stata effettuata dalla casa madre e che non possano essere modificate dal titolare. Se, al contrario, la partenza è prevista da un aeroporto, verso un qualsiasi Paese comunitario che non sia il Regno Unito, tutto diventa più semplice perché sarà sufficiente presentare la Carta europea all’atto dell’imbarco e dopo aver compilato il modulo, che la signorina del check in vi avrà consegnato, recarsi all’ufficio di Polizia che lo timbrerà. Torneremo quindi al check in ed attenderemo gli uomini della sicurezza che ritireranno l’arma per consegnarla agli addetti all’imbarco bagagli, che dovranno caricarlo sotto gli occhi vigili di un funzionario di Pubblica Sicurezza. Farete quindi il vostro ingresso nel Paese che vi ospita, dopo che l’autorità locali avranno controllato le vostre armi. Se, al contrario, dovrete raggiungere un Paese extracomunitario vi presenterete, in questo caso in largo anticipo, al check in della compagnia che vi rilascerà il solito modello e la carta di imbarco, ma questa volta dovrete passare prima attraverso la dogana e successivamente presentare il modello alla polizia di frontiera. Il resto… come sopra. Ai meno esperti, due piccoli espedienti: il primo è quello di far applicare il “tag” che porta i codici a barre sul piano della valigetta e non, come fanno sempre le ragazze del check in, sull’impugnatura, perché dopo aver ritirato la carta d’imbarco, dovrete aprire la vostra valigetta davanti al funzionario doganale, impegnandovi in un lavoro certosino per non distruggere “il tag” e conservare la proprietà incollante dell’adesivo; il secondo è quello di cercare, tramite il personale della compagnia, una persona di buona volontà che vi accompagni alla dogana, per farvi evitare la fila che potreste trovare, se la vostra partenza coincide con un Jumbo diretto in Giappone! È buona norma presentarsi in aeroporto con almeno tre ore di anticipo sulla partenza, specialmente se avete cani al seguito. Ovviamente la maggior parte di voi troverà un collaboratore dell’agenzia presso la quale avrete acquistato il viaggio di caccia, ma questo non sempre accade, quindi meglio sapersela sbrigare da soli.

Parliamo infine delle munizioni, ed in particolare dei contenitori che generalmente vengono utilizzati per il trasporto di quest’ultime. La norma prevede la possibilità di trasportare al seguito del cacciatore, fino a duecento cartucce, ma ciò non vale per tutte le destinazioni! Alcuni Paesi, per esempio il Marocco, vietano l’importazione di cartucce per uso caccia, quindi informatevi prima di partire. Inoltre, nei casi comuni, ci sono alcune disposizioni aeroportuali che cozzano con questa norma. Mi riferisco a quella che prevede che il contenitore non debba superare i cinque chili di peso. Se vi fate due conti vedrete che duecento cartucce per un peso medio di trentadue grammi, fanno sei chili e quattrocento grammi, ovviamente se parliamo di cartucce da anatre il peso aumenta, più il contenitore e siamo ben al di sopra del peso previsto. Ed allora? Ci sono alcuni aeroporti, come Fiumicino, che tollerano il doppio contenitore, altri, come Malpensa, dove non si scappa e si richiede il contenitore unico, naturalmente che non superi i cinque chilogrammi di peso. L’unico consiglio che vi posso dare è quello di telefonare prima di partire, poiché le eventuali cartucce in eccedenza non le potrete, ovviamente, gettare nel cestino.

Al vostro rientro tutto sarà più semplice perché nessuno, in aeroporto, conterà le cartucce sparate, e dovrete semplicemente ritirare le armi al posto di polizia, nel caso proveniate da un Paese extracomunitario, mostrarle al funzionario di dogana, che timbrerà la vostra licenza. Tornerete quindi dalla polizia alla quale consegnerete la licenza di esportazione temporanea timbrata. Questo vale per l’arrivo in aeroporto ma, se rientrate via terra da un Paese extracomunitario vi potrà capitare di dover denunciare le cartucce inesplose e firmare una dichiarazione. Espletate quest’operazione con molta attenzione, perché è successo in passato a cacciatori italiani di essere bloccati in frontiera e subire un processo per direttissima (dopo due o tre giorni, tempistica locale) per aver dimenticato di elencare quelle tre, quattro cartucce disperse sotto i sedili dell’auto. Inutile, nel caso di un viaggio in aereo, che vi ricordi di custodire “gli strumenti da taglio”, nella valigetta delle cartucce o nelle valige che vanno in stiva, perché in cabina non si possono portare. Sembra ovvio, ma molti colleghi, dimenticando questa norma elementare, hanno subito il sequestro di coltelli di valore economico o affettivo. Un ultimo consiglio per coloro che utilizzano voli charter esclusivi. Spesso il fatto che l’agenzia abbia organizzato alla perfezione l’iter di partenza, mette il cacciatore/turista in una condizione di eccessiva sicurezza, facendogli commettere errori di leggerezza. Il più comune è quello di portare con sé una seconda canna che non è stata inserita nella licenza di esportazione temporanea, stiamo ovviamente parlando di viaggi verso Paesi extracomunitari. Non commettete questo errore perché nella migliore delle ipotesi, se la canna viene individuata alla partenza, rischiate di perdere l’aereo e con esso il diritto al rimborso, in quanto l’agenzia non ha colpa; se al contrario entra nel Paese ospitante e viene individuata all’uscita, saranno dolori poiché rischierete di doverla lasciare, e successivamente denunciane lo smarrimento in Italia con tutti i problemi che ne seguiranno, compreso il ritiro della licenza per incauta custodia.

I problemi aumentano quando a seguito porteremo i cani. Ricordo che gli ausiliari dovranno viaggiare, per terra, per mare e per cielo, in gabbie adeguate che contengano un solo cane. Il termine “adeguata” sta a significare che lo stesso si dovrà poter alzare completamente e girare agevolmente su se stesso. Fate attenzione specialmente negli aeroporti! Capita, infatti, a volte che qualche capo scalo facilone, per risparmiare posto in aereo, autorizzi il trasporto in un’unica gabbia di più cani. Se durante l’attesa vi dovesse capitare di subire un controllo da parte del personale veterinario o peggio, dai volontari della protezione animali o di qualche altra associazione protezionistica, sarete denunciati per maltrattamento, costretti a pagare multe salatissime e probabilmente perderete l’aereo. Accade spesso che i cani non abbiano problemi alla partenza, ma vengano bloccati negli aeroporti di transito, se il viaggio prevede il cambio dell’aereo. Fate particolare attenzione se dovrete transitare per un aeroporto tedesco. Abbiate, poi, sempre cura di mettere una piccola ciotola di metallo per l’acqua nella gabbia. Queste regole valgono anche per il trasporto via terra, perché le autorità dei Paesi del Nord Europa non transigono sul rispetto delle condizioni di trasporto degli animali. Ma torniamo in aeroporto: al check in il cane sarà pesato con tutta la gabbia e non di rado il biglietto, calcolato in base al peso, raggiungerà il costo di quello del padrone. Molte agenzie hanno stipulato delle convenzioni con le compagnie aeree, stabilendo un prezzo forfettario, questo facilita di molto l’operazione. Dopo aver pagato il dovuto al desk della compagnia, porterete il vostro compagno a quattro zampe presso l’uscita dei bagagli fuori misura, dove verrà ritirato da un addetto. Vi consiglio, una volta a bordo, di chiedere la conferma del carico del cane anche a costo di sentirsi rispondere in modo saccente. Per quanto riguarda i documenti è bene ricordare che per la maggior parte dei Paesi comunitari è sufficiente il passaporto, purché la certificazione antirabbica non sia scaduta. Per i Paesi extraeuropei la legislazione è chiara: occorre la certificazione sanitaria di esportazione temporanea del cane, rilasciata dalla competente Asl veterinaria, dietro la presentazione di un certificato antirabbico valido e di una dichiarazione, anch’essa redatta dal proprio veterinario, la cui data non superi le 48 ore antecedenti la richiesta. Alcune Asl dispongono di un ufficio cassa al quale si possono versare le tasse per la certificazione, altre vi costringeranno ad una ulteriore fila per pagare, all’ufficio postale, il dovuto. Una telefonata preventiva vi farà risparmiare tempo. Tutto chiaro? Niente affatto! L’attuale legislazione prevede che i cani provenienti da Paesi extracomunitari, per entrare nei Paesi della Comunità Europea, debbano essere provvisti del certificato che attesti l’avvenuta titolazione degli anticorpi per la rabbia! A meno di nuove disposizioni, la cosa più semplice è quella di portarsi dietro il passaporto del cane che riporti, ovviamente, detta certificazione. Poi, come solito, c’è l’eccezione del Regno Unito con le sue norme particolari. Punto primo, i cani devono essere muniti di un microchip conforme alla Norma ISO 11784 (o norma ISO 11785, Allegato A). Possono essere utilizzati anche microchip diversi da quelli indicati, ma in tal caso il proprietario del soggetto dovrà fornire il lettore adatto sia al medico veterinario che esegue l’impianto del microchip, sia al personale designato al controllo delle Autorità britanniche. Il microchip potrà essere impiantato sia da un medico veterinario libero professionista, sia dai Servizi veterinari delle Asl. Punto secondo: la vaccinazione antirabbica deve essere praticata solo dopo l’applicazione del microchip, utilizzando un vaccino inattivato. A tal proposito le Autorità britanniche precisano che nel caso in cui i soggetti già vaccinati, ma sprovvisti di microchip, dovessero essere trasportati nel Regno Unito, essi dovranno essere rivaccinati dopo l’impianto del microchip. Punto terzo: trascorsi 30 giorni dalla vaccinazione, il cane potrà essere sottoposto a prelievo di sangue, con invio del campione presso un istituto zooprofilattico convenzionato (Roma, Padova o Teramo) che provvederà ai necessari accertamenti di laboratorio per la titolazione degli anticorpi per la rabbia. Quindi i cani potranno essere inviati nel Regno Unito solo dopo sei mesi dalla data del prelievo. Ma non è finita, perché il cane dovrà essere sottoposto a trattamento contro l’E. Multilocularis e contro il R. Sanguineus nelle 24-48 ore precedenti l’ingresso nel Regno Unito; anche in questo caso un certificato ufficiale dovrà attestare l’esecuzione di detti trattamenti. L’operazione è più difficile a dirla che a farla, ne sanno qualcosa gli amici che da anni frequentano la Scandinavia, anche se dobbiamo dire che in questo caso è sufficiente che siano trascorsi 120 giorni dalla vaccinazione antirabbica al prelievo del sangue, dopo di che, ricevuta la certificazione dell’istituto zooprofilattico, si può partire senza attendere i sei mesi previsti dalle autorità di Sua Maestà Britannica.

Un ultimo accenno alla selvaggina. La norma è chiarissima! È vietata l’importazione nell’Unione Europea di selvaggina dai Paesi extracomunitari. Non ci sono margini di discussione e non fidatevi di coloro che vi propongono il trasporto collettivo in un secondo tempo, perché se la selvaggina di più cacciatori viene importata da un Paese extracomunitario (fatta eccezione per le Isole Faroer, Groenlandia, Islanda, Liechtestein e Svizzera) con un camion, i proprietari dei singoli carnieri rischiano di essere denunciati per ricettazione ai sensi dell’art. 648 del codice penale, mentre il trasportatore incorre nell’art. 416 del codice penale, contrabbando, associazione a delinquere e falso ideologico. Inoltre è importante sottolineare che, a quei cacciatori cui viene contestata l’importazione da Paesi comunitari e non sottoposti a particolari vincoli, in una quantità superiore al ragionevole consumo personale, stabilito da una circolare del Ministero della salute in 5 kg di selvaggina da penna ed un capo di grossa selvaggina, potrebbe essere contestato l’art. 30 della 157/92, relativo al commercio abusivo di selvaggina. Ricordiamo, infine, che le norme che regolano il trasporto di cani, armi e l’importazione della selvaggina sono soggette a continue modifiche, quindi se viaggiate con agenzie di sicuro affidamento bene, altrimenti è consigliabile informarsi prima della partenza, per non trasformare una bella vacanza in un brutto ricordo. Qualsiasi azienda o agenzia di viaggi di caccia seria saprà comunque come consigliare il cacciatore, evitando che incappi in situazioni difficili.

Giacomo Cretti

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