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LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA SPOSA LE “ISTANZE LINGUISTICHE” DELLA FACE

LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA SPOSA LE “ISTANZE LINGUISTICHE” DELLA FACE

Sono passati due anni da quando la Face, Federazione delle associazioni di caccia e conservazione della fauna selvatica dell’Ue, tramite la delegazione italiana, sollecitò i parlamentari europei Véronique Mathieu, attuale presidente dell’Intergruppo ‘Caccia sostenibile, biodiversità, attività rurali, agricoltura e foreste’, e Michl Ebner, Cacciatore Gentiluomo Fidc nel 2009, ad evidenziare al presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, l’utilizzo discriminatorio di una sola lingua, l’inglese, in una consultazione pubblica.
La Cjce (Corte di giustizia dell’Unione Europea), a cui l’Italia è in seguito ricorsa anche per segnalare l’uso discriminatorio di solo tre lingue in un concorso per la formazione di un elenco di candidati all’assunzione nelle istituzioni Ue, ha infine sposato la causa portata avanti dai due portavoce Face, sentenziando che la pubblicazione trilingue rappresenta “una discriminazione fondata sulla lingua tra potenziali candidati, contraria al diritto dell’Unione Europea”.
“Questa decisione insegna pure ai cacciatori, soprattutto italiani, e alle loro associazioni venatorie – si legge su www.bresciaoggi.itche bisogna essere sempre presenti in Europa anche su problemi che sembrano marginali, ma che rappresentano l’attenzione posta a quelli della società civile, perché la caccia non è più un momento di ‘loisir’ ma, con le sue componenti (agricole, ambientali e rurali), è un servizio svolto sul territorio e, come tale, rimarchevole e degno della più ampia attenzione (CJCE sentenza del Tribunale n. 2010/C 301/38 del 13 settembre 2010, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale UE del 6 novembre 2010)”.
A.B.

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