L’ARCI CACCIA CHIEDE “LO STORNO” NELL’ELENCO DELLE SPECIE CACCIABILI FIN DALL’ANNO 2002

Riceviamo e pubblichiamo.

arci cacciaOn. Presidente del Consiglio,

dobbiamo sottoporre alla Sua attenzione il problema tuttora insoluto della tutela delle produzioni agricole in relazione all’eccedenza di avifauna selvatica, questione all’esame del Parlamento sotto il limitato profilo delle deroghe consentite dalla Direttiva Comunitaria 79/409/CEE. Tale questione, dinanzi a difficoltà relative al merito del provvedimento, è stata rinviata alla ripresa dei lavori parlamentari con evidente impossibilità di ottenerne l’approvazione in tempo utile ai fini della tutela delle coltivazioni agrarie.
Dinanzi a tale situazione, che si trascina da diversi anni, malgrado l’intervento di una serie di leggi regionali, Le chiediamo di esercitare i suoi poteri previsti espressamente dalla legge 11 febbraio 1992 n. 157, quale mezzo principale e diretto per aggiornare la legislazione italiana sul prelievo venatorio e precisamente l’elenco delle specie cacciabili, che costituisce il vero nodo da sciogliere per venire incontro sia alle esigenze del mondo agricolo che di quello venatorio.
L’art. 18 (punto 3) della legge indicata prescrive che “Il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, d’intesa con il Ministro dell’Ambiente, sentito l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, dispone variazioni dell’elenco delle specie cacciabili in conformità alla vigenti direttive comunitarie e alle convenzioni internazionali sottoscritte, tenendo conto della consistenza delle singole specie sul territorio”.
Le chiediamo pertanto di voler provvedere all’inserimento nel suddetto elenco, che risale al 1992, della specie “storno”, che invade abbondantemente sia i campi coltivati che le nostre città, e quelle specie selvatiche che, previo parere motivato dell’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, possano danneggiare gravemente le produzioni agricole sempre che tale pericolo sia segnalato dalle singole Regioni.
Tale provvedimento non potrebbe interferire nel merito dei lavori parlamentari, che riguardano l’autorizzazione al prelievo venatorio in deroga come previsto dalla citata Direttiva Comunitaria, ma inciderebbe direttamente sull’esercizio venatorio, adeguandolo alle regole vigenti negli altri Paesi della Comunità Europea, con l’affetto di depotenziare la questione delle cosiddette deroghe, che incontra un acceso contrasto tra le forze politiche, nonché di risolvere alla radice di una questione che dovrebbe appartenere al normale e corretto esercizio dell’attività venatoria.

Il Presidente nazionale

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