REGIONE PIEMONTE: CACCIATORI ANCHE NEI PARCHI, LE GUARDIE NON BASTANO

“Le guardie, da sole, sono insufficienti: è tempo di affrontare in maniera decisa l’aumento di specie che migrano verso le aree protette contando su una sostanziale tranquillità. Sono le stesse che sovente finiscono per fare il percorso all’inverso. Irrobustite di numero, si riversano oltre i confini dei parchi, danneggiando i campi e mettendo a rischio la sicurezza stradale”. Così l’assessore William Casoni commenta il giro di vite disposto dalla Regione Piemonte contro i danni alle coltivazioni e gli incidenti stradali correlati all’aumento di fauna selvatica. Un provvedimento che interesserà anche i parchi, le aree protette le riserve naturali. “La cornice – si legge su www.lastampa.it – è la legge 19 che regola la gestione di queste enclave in tutti i loro aspetti: approvata dal Consiglio regionale a giugno 2009 e ora in fase di modifica da parte della nuova giunta, tra le prime polemiche, che non a caso ne ha differito a fine anno l’entrata in vigore”. Due gli strumenti primari: il massiccio ricorso a squadre di cacciatori in appoggio alle guardie venatorie e l’intensificazione dei piani di abbattimento selettivo (senza tetti prestabiliti al numero dei capi abbattuti) per rimediare al proliferare di specie nocive (cinghiale in primis). Anche la Provincia di Torino guarderebbe con favore alla riproposizione dei piani di abbattimento nelle aree protette in forma più rigida rispetto a quanto già previsto dal superato testo del ’90 e con l’ausilio dei cacciatori. Squadre a supporto delle guardie venatorie, mobilitate e coordinate sotto la supervisione delle autorità dei parchi.
Significativi i dati della Provincia di Torino sull’incidentalità correlata alla fauna selvatica. “I dati del 2009 – si legge nella brochure che illustra la campagna di sensibilizzazione lanciata dalla Provincia – confermano la necessità di mantenere alto il livello di attenzione considerando che si sono avuti 298 incidenti con il coinvolgimento di caprioli, cinghiali, camosci, cervi e daini”.
Ma non vi sono solo ungulati nel novero degli animali nocivi: Casoni cita anche il cormorano, presente nel Parco del Po e ai Laghi di Avigliana, e la nutria, insediata nel Parco del Po, in quello della Mandria e al Lago di Candia. Nelle intenzioni della Regione, spetterà alle autorità dei parchi il compito di individuare gli animali sui quali concentrare i piani di abbattimento, poi toccherà ai cacciatori.
A.B.

Condividi l'articolo su: