Da questo numero “Caccia & Tiro” diventa mensile, una periodicità che ci permetterà di offrire ai nostri lettori maggiori approfondimenti, riguardanti il mondo venatorio e tiravolistico, ma anche nuove rubriche, come l’inchiesta, in questo numero dedicata alle aziende del settore.
Quando si intraprende un nuovo percorso si è sempre propensi ai buoni propositi e, magari, a qualche promessa. Anche noi vogliamo cedere a questa tentazione, visto che una piccola rivoluzione la stiamo vivendo già da questo numero, con il quale “Caccia & Tiro” cambia periodicità, diventando mensile. Tante le motivazioni che ci hanno spinto a fare una scelta dettata soprattutto dai nostri tempi, nei quali l’attualità viene seguita egregiamente ed in tempo reale dal web, mentre alla carta stampata è riservato l’importante ruolo di approfondimento e divulgazione. Ed è proprio questo uno dei nostri buoni propositi che vogliamo condividere con voi lettori. Il nuovo “Caccia & Tiro” darà più spazio a tutto ciò che fa parte del pianeta caccia, dalla ricerca scientifica alla tecnica, dalla cinofilia alla cultura. Ma nel nostro Dna c’è anche lo sport, quello praticato dalle Federazioni del settore, che ci hanno accompagnato sin qui e che con noi continuano un percorso fatto di cronache, interviste ai campioni e vita federale. Nel 2011 cercheremo di qualificarci ancora di più come strumento di esplorazione e divulgazione di quella cultura venatoria e tiravolistica che, sotto tanti punti di vista, sta rendendo grande il nostro Paese. Ecco perché inauguriamo questo primo numero con un’inchiesta sul settore delle armi e munizioni (l’articolo a pag. 24), facendo parlare le aziende del made in Italy, i nostri produttori, che rappresentano una delle maggiori eccellenze del Paese e che, in un difficilissimo 2010, hanno fronteggiato con orgoglio e tenacia non solo il secondo anno di crisi economica, ma anche le conseguenze delle campagne anticaccia, sostenute dalle esternazioni e dall’attività del ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla. I protagonisti del settore, i direttori, gli amministratori delegati, i presidenti delle aziende contattate fanno emergere una realtà fatta di ingegno e ricerca tecnologica, di tradizione e cultura. Ma parlano anche delle ripercussioni, economiche ed occupazionali, delle ultime crociate anticaccia. “Nessuno è profeta nella propria patria”: è proprio il caso del comparto italiano, valorizzato all’estero e guardato con sospetto, e a volte ostacolato, in casa propria. Poco importa se l’Italia è il primo produttore europeo di armi sportivo-venatorie, se copre il 70% delle armi lunghe da caccia e tiro, se attorno al settore ruotano circa 45.000 occupati, quando un ministro decide che a pagare lo scotto di un’Italia malconcia dal punto di vista ambientale e paesaggistico devono essere i cacciatori, gli ultimi a dover essere chiamati in causa. Eppure i numeri contano, contano le cifre del comparto e quelle dei praticanti di attività sportive e venatorie. Ci auguriamo che sia così anche per chi dovrebbe governare il Paese con grande senso di responsabilità, salvaguardando diritti e posti di lavoro.
Valeria Bellagamba