Riceviamo e pubblichiamo l’editoriale del nuovo numero di Caccia + a firma di Marco Ciarafoni
L’Italia ha un nuovo governo, lo guida il prof. Monti e ha il compito di salvare il Paese da una profonda e lacerante crisi economica che non potrà essere archiviata solo come il riflesso di una congiuntura globale ma come la più grande crisi del capitalismo degli ultimi decenni. Una situazione che nel nostro Paese è risultata aggravata dall’incapacità, o meglio dalla non volontà, del governo Berlusconi, avvitato sugli interessi personali e di casta, di avviare un serio piano di riforme e di interventi strutturali necessari per ridistribuire la ricchezza in modo che ciascun cittadino possa essere messo nelle condizioni di contribuire al risanamento in maniera proporzionale alle proprie possibilità, per far ripartire lo sviluppo tenendo a riferimento qualità e sostenibilità, per sostenere il mondo del lavoro. Scriviamo mentre il prof. Monti si appresta a ricevere la fiducia dal Parlamento e il nostro primo pensiero va al presidente Giorgio Napolitano per il grande ruolo che ha svolto, per la determinazione e la saldezza nell’esercitarlo e per essere stato, spesso in solitudine, baluardo dell’unità del Paese anche nel rapporto con gli altri consessi internazionali. Non sta a noi esprimere giudizi a priori sull’operato del nuovo governo ma ci sentiamo di condividere l’appello delle forze produttive, economiche, sociali e sindacali che all’unisono hanno chiesto al nuovo esecutivo di fare presto per garantire: piani di crescita economica durevole, combattendo gli abusi, rilanciando l’occupazione e contrastando la precarietà; equità fiscale e sociale e lotta all’evasione; trasparenza e rigore nella gestione delle risorse pubbliche; l’abbattimento del debito ; dignità e rispetto al nostro Paese; tagli dei costi della politica. Ci auguriamo altresì che sia ormai alle nostre spalle una fase politica ed istituzionale dettata da logiche demagogiche e populiste e alimentata ! da un co nsenso orchestrato su basi individualiste e di disprezzo per le regole. Auspichiamo che così possa essere anche per i temi a noi cari non riuscendo a trovare una sola scelta, un solo provvedimento che possa essere ricordato positivamente a vantaggio dei vari ministri dell’ambiente e delle politiche agricole oltre che dalle incursioni di altri ministri e sottosegretari, come la Brambilla e la Martini, che hanno cavalcato propagandisticamente, producendo solo divisioni e conflitti, le diverse sensibilità in campo. E non si tratta di solo fumo e chiacchiere visto che l’approvazione della legge comunitaria ha portato alla contrazione dei tempi di caccia per alcune specie, che di fatto è divenuto quasi impossibile applicare il regime di deroga per le specie dannose per le colture agricole poiché a tutt’oggi mancano le linee guida governative, che lo storno non è ancora tra le specie cacciabili, che l’allevamento zootecnico ha subito un duro colpo per i lacci e i laccioli inseriti nelle norme che regolano il taglio della coda, il trasporto dei cani e le misure dei box, che detenere, trasportare le armi da caccia o rinnovare la licenza venatoria sarà sempre più complicato, che i cacciatori hanno subito un attacco mediatico senza precedenti e che sono di nuovo all’angolo anche per responsabilità di chi, nell’associazionismo venatorio, ha assecondato gli interessi dei padroni del vapore.
Sotto l’albero di natale ci piacerebbe trovare tutt’altro che gli errori del passato e le finte promesse mai mantenute. Ci piacerebbe sentirci a pieno titolo facenti parte di una comunità nazionale che pensa al riscatto e che guarda al futuro con occhi pieni di fiducia e di speranza. Lo diciamo senza ingenerare inutili attese poiché ci basterebbe, e sarebbe già tanto, che il nuovo governo e i neo ministri dell’ambiente e delle politiche agricole Corrado Clini e Mario Catania, ai quali rivolgiamo un sincero augurio di buon lavoro, nel quadro di transizione e di emergenza, riescano innanzitutto a costruire quegli elementi di governance utili ad assumere scelte condivise e concertate tra Stato, regioni ed enti locali ma anche nel rapporto con le forze sociali e i portatori di interesse. E’ in questo quadro che può ripartire una efficace, concreta e contestuale applicazione delle leggi su caccia e aree protette, che può e deve trovarsi un punto di equilibrio nell’applicazione delle direttive comunitarie dimenticando tribunali e contenziosi, che potrà essere sostenuta e rafforzata la ricerca scientifica, ad iniziare dall’Ispra, quale riferimento insostituibile per le scelte di gestione e conservazione delle specie, che la buona caccia possa tornare ad essere riconosciuta quale attività positiva nel contesto della tutela ambientale.
Ci auguriamo pure che anche l’associazionismo venatorio utilizzi questa fase di decantazione per riflettere su quanto è stato e sul proprio destino. Abbandoni definitivamente velleità, autoreferenzialità e demagogia, faccio tesoro delle cocenti sconfitte subite, sappia leggere con capacità critica delle occasioni perdute, ascolti di più e meglio la voce della ragione e della responsabilità, possa liberarsi dall’abbraccio mortale del bracconaggio elettorale, tenga a riferimento l’apertura di credito che la pubblica opinione (come dimostrato da ricerche effettuate) è ancora disposta a dare verso la caccia sostenibile e delle regole oggi in vigore. Anche per il mondo venatorio è il momento delle decisioni, non più rinviabili. Abbia la capacità, tra l’altro, di promuovere una fase di distensione e di pacificazione nei rapporti tra gli uomini e le organizzazioni. Lasciarci andare verso l’oblio o riprendere una rotta interrotta inopinatamente qualche anno fa con la dissoluzione, per ragioni strumentali e politiche, di quell’organismo unitario capace di vincere le sfide referendarie, di conquistare una legislazione venatoria di assoluto rilievo in europa e nel mondo, di far assumere ai cacciatori un protagonismo attivo nella società. L’unità è un mezzo per raggiungere traguardi ma è anche l’occasione per ripartire dai contenuti. I prossimi mesi saranno decisivi anche per la caccia. Per di più c’è da risolvere il problema del possibile referendum in Piemonte con il rischio che possa essere accomunato, nel voto, ai referendum nazionali. Cosa dirà il mondo venatorio? Quali soluzioni prospetterà? Con quali argomenti cercherà l’interlocuzione con i cittadini piemontesi? Saprà formulare una proposta che possa essere condivisa o si limiterà al piagnisteo o a continuare nella litania dei “più tempi, più specie, più caccia”? Il piemonte sarà un vero banco di prova e ser! virà a saggiare il cambio di passo nei progetti e nei comportamenti delle associazioni venatorie. Accanto alla riflessione, nel frattempo, godiamoci le giornate di caccia che ci separano dalla chiusura e quei straordinari momenti di serenità che vivremo durante le ormai prossime feste nelle nostre famiglie e con i nostri amici. Auguri speciali ai lettori della nostra rivista.Marco Ciarafoni