“È inaccettabile che, ripetutamente, si giochi allo scaricabarile e non si ascolti la voce di un’agricoltura esasperata, che si sente sotto attacco. Servono risposte concrete e reali, con la politica del ‘forse’ e del ‘ma’. I danni provocati dai cinghiali e dai selvatici, in questi ultimi giorni stanno avendo una recrudescenza senza precedenti”. E’ il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori a riassumere, a una sola voce, gli appelli dei produttori agricoli della provincia prealpina: gli ungulati colpiscono duro e ripetutamente, anche in zone finora non toccate dal problema. Che, lo si comprende, ormai si diffonde a macchia d’olio.
Paolo Martinelli, da Arcisate, allevatore, rischia di restare senza il suo fieno per alimentare le vacche con cui produce latte e carne: “I nostri prati sono nel mirino, in un’area molto più estesa rispetto al passato. Le ultime invasioni dei cinghiali sono di questi giorni, c’è poco da fare se non rassegnarsi all’ipotesi di non riuscire ad alimentare i nostri animali con un prodotto che, ormai, è compromesso. Lo ripeto, succede anche in zone che prima non erano state colpite e ciò evidenzia come le dimensioni del problema siano sempre più fuori controllo”.
Anche Marcello Gasperini, in Valcuvia, è alle prese con lo stesso problema: “Continuiamo a vedere distrutto il nostro lavoro, giorno dopo giorno. A nulla serve riseminare: i cinghiali ripassano nei prati ed è tutto come prima. Tra poco, con le semine del mais, sarà la stessa cosa, ed anche peggio. E’ un problema gravissimo, di questo passo rischiamo di dover cambiare mestiere: il foraggio che si porta in cascina è sporco di terra, inutilizzabile. Nei giorni scorsi ho sistemato i terreni, sono già rientrati a far danni. Due volte in una settimana, un ben triste record. Il risultato? Tra un mese, niente raccolto”.
Situazione durissima anche sui terreni dell’azienda ‘Il Torchio’ di Marinella Pastorelli a Montegrino Valtravaglia: dopo aver sistemato, nei giorni scorsi, 30.000 metri in due prati, il lavoro è stato inutile: in meno di due giorni, tutto era già compromesso. “Ci sentiamo presi in giro” dicono gli imprenditori agricoli, e il loro sfogo è comprensibile.
“Un disagio che Coldiretti Varese ha raccolto anche nel corso del recente ciclo di incontri territoriali – aggiunge il direttore Raffaello Betti – e che porta con forza all’attenzione delle istituzioni: è necessario avviare azioni di contenimento e, in particolare, serve con estrema urgenza un piano di intervento straordinario che attui con chiarezza il ridimensionamento del numero degli ungulati. Si rischia l’abbandono di interi areali e la chiusura delle imprese agricole: oltre al danno, alla beffa, c’è anche il problema della sopravvivenza dell’agricoltura in questi areali”. (Fonte COLDIRETTI)