Stagione venatoria al veleno nella zona dell’Impruneta, in provincia di Firenze. È quanto denunciano WWF, Italia Nostra, LAV e ENPA che, su corrierefiorentino.corriere.it, segnalano lo spargimento di bocconi avvelenati soprattutto durante l’apertura e la chiusura della caccia. “Dal 2005, da quando è nato il costante monitoraggio del territorio, con il contributo di 14 volontari – dichiara Guido Scoccianti del WWF – i dati dimostrano che l’avvelenamento rimane una pratica diffusa”. Le denunce, però, sarebbero in diminuzione (da circa 300 a 150), né si sarebbero più verificati casi come quello del 2004, che vide sotto inchiesta un’azienda di ripopolamento e cattura dell’Impruneta “per aver acquistato in 10 anni tanto veleno da far fuori 50 mila animali”.
I dati, però, secondo Scoccianti non direbbero tutto, ma sarebbero solo della punta dell’iceberg. “Bisogna considerare infatti – ha dichiarato il rappresentante del Wwf – che spesso i proprietari degli animali non sporgono denuncia”. Le associazioni animaliste hanno quindi indirizzato una lettera al sindaco di Impruneta, Ida Beneforti Gigli, sollecitando azioni non solo dal punto di vista investigativo, ma anche per la bonifica dell’area interessata e l’apposizione della cartellonistica adeguata ad indicare il ritrovamento di esche avvelenate. Chiamate in causa anche la Regione Toscana e le aziende faunitisco-venatorie. La Regione, secondo Mariangela Corrieri della LAV di Firenze, dovrebbe fare quanto ricordato nella lettera al sindaco, mentre sarebbe particolarmente sospetto l’aumento dei casi di avvelenamento in coincidenza dell’apertura e della fine delle stagioni venatorie, quindi in agosto-settembre e in febbraio marzo, “quando avviene il ripopolamento di lepri e fagiani e bisogna togliere di mezzo i predatori”. Adriano Antonelli, che ha da poco ritrovato il cane ucciso da un’esca avvelenata, commenta: “non si deve lanciare un’accusa generalizzata ai cacciatori. Sicuramente, il dato lascia pensare che ci sia qualche furbo di troppo”.
Arianna Biagi
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