Il selecontrollo vuole il massimo

Gli anni passano in fretta e la caccia di selezione da disciplina venatoria emergente si qualifica ormai come prassi consolidata in gran parte delle Alpi e dell’Appennino. La diffusione e l’accettazione su ampia scala del prelievo degli ungulati, basato sul sesso e le classi d’età, ha mutato radicalmente l’atteggiamento del mondo venatorio tradizionale verso una forma di caccia, inizialmente accolta con sospetto per l’approccio considerato eccessivamente serio e “tecnico”. Contemporaneamente anche le aziende e le armerie hanno iniziato a considerare con maggiore attenzione le necessità e l’equipaggiamento che questa forma di caccia richiede. La dotazione d’obbligo è, infatti, molto più ricca rispetto a qualsiasi caccia tradizionale: arma con ottica, binocolo, coltello e zaino, cui possono aggiungersi il telemetro e lo spective. Oltre al normale abbigliamento, va da sé.

Il selecontrollore non tenta mai il colpo, ma tira solo quando ha la certezza di un abbattimento sicuro e “pulito”: un colpo solo (salvo sfortuna) di efficacia letale. Questo significa arma precisa anche a lunga distanza, dotata di ottica nitida anche in luce crepuscolare e di reticolo ben visibile e accuratamente regolabile. La scelta dell’arma ricadrà quindi su carabine monocolpo o ad otturatore girevole-scorrevole, in grado di offrire la migliore stabilità allo sparo e una precisione eccellente fino a 300 mt, evitando le armi semiautomatiche la cui precisione è affidabile fino a distanze attorno ai 100-150 mt. Tra i produttori italiani di carabine ad otturatore spiccano i gardonesi Zoli e Sabatti, il primo con il modello AZ1900, nato sul disegno di un celebre modello svedese degli anni ‘50, proposto in numerosi allestimenti, e il secondo con la 870 Rover, anch’essa in differenti versioni, entrambe in ampia scelta di calibri. Zoli e Sabatti costruiscono direttamente le proprie canne e sono perciò in grado di garantire prestazioni balistiche di ottimo livello. Remington (distributore Paganini) è tra i produttori stranieri che vantano un’ampia gamma di carabine in innumerevoli modelli e calibri: accanto alla storica 700, il modello 710 e le nuovissime 770 e 715, con caratteristiche costruttive di particolare robustezza (l’otturatore va ad impegnarsi direttamente nella canna) e con calciature ergonomiche in sintetico che consentono prestazioni da competizione a fronte di un prezzo contenuto.

Sauer (distributore Bignami) è uno storico marchio d’Oltralpe, celebre per la bellezza delle armi oltre che per l’efficacia balistica. Per la caccia di selezione Sauer propone le numerose versioni del modello 202, tra cui la recentissima compatta e leggera (2,7 kg!) Highland. Per molti cacciatori di selezione Weatherby (importatore Bignami) è un nome che equivale a risultato balistico sicuro. Negli anni ‘50 Roy Weatherby realizzò munizioni speciali che accoppiavano piccoli calibri e cariche di grande potenza per sviluppare alte velocità e traiettorie molto tese, costruendovi attorno carabine ad hoc: ancora oggi queste armi, caratterizzate dallo speciale otturatore Mark V, si pongono ai primi posti tra le armi da caccia per prestazioni estreme. Il modello R93 di Blaser (distributore Jawag) è stato protagonista di un grande successo sin dalla sua presentazione più di 20 anni fa: l’azione dell’otturatore non ruota, ma scorre indietro, mediante sblocco del smanettino, che rende il riarmo fluido e veloce. Questa riuscita arma è stata coniugata in innumerevoli versioni tra cui quelle più recenti a canna corta (Offroad e Professional), ideali per cacce nel bosco ai cervidi. La finlandese Sako (gruppo Beretta) vanta armi di livello elevato e ottime performance, proposte in vasta scelta di calibri. Savage Arms (distribuito da Prima Armi) è un marchio americano che coniuga qualità e prezzo: in evidenza il modello 14 Europa, di stile tipicamente europeo, con fusto in noce scelto con Montecarlo e puntale in ebano, mire regolabili e scatto Accu Trigger Savage Arms, che non fa rimpiangere un tradizionale Stecher.

Da ricordare anche la ceka CZ (importatore Bignami), le cui carabine sono tra le poche armi dell’est europeo a competere per le prestazioni (e non solo per il prezzo) sul mercato globale: considerate, spesso a torto,”brutte ma buone”, sono in realtà in continua evoluzione anche sul profilo dell’accuratezza e delle finiture. La caccia di selezione ama i fucili monocolpo anche sotto il profilo funzionale (sono leggeri, si smontano e stanno nello zaino): il nome ricorrente è Blaser, con il kipplauf K95, che adotta il sistema di chiusura a blocchetto avanzato brevettato da Horst Blaser. Anche Merkel per il suo basculante K2 riprende il sistema Blaser, mentre i monocolpo dei produttori italiani Guerini Armi di Roncone (Tn) e Sabatti di Gardone Valtrompia (Bs) hanno chiusura tradizionale a tassello.

La caccia di selezione ha comportato un’evoluzione della conoscenza dei calibri e delle munizioni. Considerata la diffusione crescente del cervo, che va ad aggiungersi al capriolo (o al camoscio), in tante zone di caccia, aumenta il numero di coloro che affiancano ad una carabina in calibro compreso tra 6 e 7 mm, una seconda arma in calibro superiore o comunque più appropriato per il grande ungulato. Gran parte dei selecontrollori ricarica le proprie cartucce, scegliendo il dosaggio della polvere e la palla ottimale per il tipo di caccia. Tutto questo conduce a una nuova cultura dell’arma, non affidata al caso, ma all’esperienza diretta e allo studio balistico. Questo si traduce in frequentazione di poligoni o di gare di tiro a palla per verificare con continuità la taratura dell’arma e l’efficacia delle munizioni.

Vederci bene è fondamentale, in una caccia in cui il capo è assegnato e l’errore non è (quasi) ammesso. Così in pochi anni si è passati da un generico binocolo a strumenti ottici di pregio. Nikon (distributore Essebielle Promotions), Zeiss (distribuito da Bignami), Swarowski (distribuito da Swarovski Italia) e Leica sono i principali protagonisti della fascia alta del mercato dei binocoli e degli spective (indispensabili per determinare con precisione il sesso e l’età dell’animale e considerati obbligatori in molti comprensori alpini), ma ottimi prodotti di costo meno elevato sono proposti anche da Burris (gruppo Beretta), Leupold (distributore Paganini), Minox e Bushnell (distributore Bignami), per citare solo i marchi più diffusi. Sul cannocchiale per arma non si bada a spese e spesso questo arriva a costare il doppio della stessa carabina. Sul piano tecnico le case competono sulla massima trasmissione luminosa, ma anche sulla creazione di reticoli per il tiro a lunga distanza. Swarovski, Zeiss e Nikon, ad esempio, hanno messo a punto recentemente reticoli con riferimenti molto agevolati per tiri a 200, 300 e 400 metri. Anche Nightforce, Schmidt&Bender, Burris e Leupold dispongono di ottime ottiche ad ingrandimento variabile, ideali per coprire ogni esigenza venatoria in termini di visione a distanza e luminosità. L’avvento sul mercato di una vasta produzione di ottiche dall’estremo Oriente ha accentuato, anziché diminuire, il valore delle ottiche di fama consolidata, alle cui qualità costruttive si deve la durata nel tempo e il mantenimento degli standard di precisione. Il telemetro è lo strumento che, grazie all’azione combinata di un raggio laser e un microprocessore, fornisce l’esatta distanza del bersaglio puntato. Questo strumento, che è anche integrato in alcuni cannocchiali e binocoli (Zeiss, Burris e Bushnell) di fascia alta ed è stato miniaturizzato al massimo e arricchito nelle funzioni, resta fondamentale nella determinazione dell’opportunità o meno del selecontrollore di effettuare l’abbattimento.

Capi tecnici, ovvero leggerezza e traspirabilità, uniti a materiali silenziosi e disegno ergonomico. È questa, in sintesi, l’immagine dell’abbigliamento moderno da caccia, cui anche il selecontrollore fa ricorso. Le necessità divergono molto: mentre nella caccia al capriolo, cinghiale e cervo in Appennino si praticano lunghe attese, spesso al freddo, con necessità di indumenti termici, sulle Alpi si caccia più spesso alla cerca, da valle a valle o traguardando dai crinali, con spostamenti veloci, che richiedono indumenti agili e performanti.

Le calzature seguono queste necessità: sempre più leggere e versatili quelle per camminare, termiche e confortevoli quelle per la caccia d’attesa. La scelta migliore, nella scarpa come nei capi tecnici, parla italiano: Beretta, Essegi, Trabaldo, Bailo, Trezeta, Crispi, Zamberlan sono i nomi più noti, ma sono molti ancora gli artigiani della calzatura che forniscono ottimi prodotti made in Italy, quasi sempre accompagnati dalla suola altrettanto nazionale by Vibram e dalle migliori fibre di ultima generazion, GoreTEX in testa. Nella stivaleria i nomi di rilievo sono Aigle e Le Chameau, marchi che vantano anche completi, giacche e gilet di tutto rispetto. Indispensabile lo zaino, per contenere un leggero capo antipioggia, che all’occorrenza costituisce il piano impermeabile su cui sdraiarsi a sbinocolare, il “lungo” e il telemetro, ma anche una fune per trascinare l’animale, se non è trasportabile a spalla.

Infine, in cintura, il coltello, che ci piace pensare italiano, scelto tra gli ottimi prodotti dei coltellinai di Maniago, di Scarperia o di Arbus, ma sempre inteso come lama da lavoro, senza troppe concessioni al lusso.

Alex Guzzi

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