Riceviamo e pubblichiamo da Federfauna un comunicato sul problema nutrie e un progetto della Lav in merito:
“L’ISPRA sul progetto: “iniziativa assolutamente inadeguata sotto il profilo pratico, caratterizzata da un rapporto costi/benefici del tutto sfavorevole”.
Alla fine di gennaio l’ufficio stampa della Lav – lega antivivisezione riferiva che: “Sono stati presentati lo scorso 3 dicembre, presso il Museo di Storia Naturale di Milano, i primi risultati del metodo di contenimento delle nutrie tramite sterilizzazione”. Nel comunicato, il biologo dott.
Samuele Venturini raccontava: “Da un anno circa stiamo sperimentando la sterilizzazione nell’area urbana e suburbana del comune di Buccinasco (Milano). E i risultati positivi ci spingono a proseguire per questa strada che ci auguriamo di continuare a percorrere sempre con il supporto di Regione Lombardia.” La Lav commentava: “La sterilizzazione e’ l’approccio che ha consentito di risolvere in gran parte del nostro Paese il problema del randagismo canino, non vi e’ quindi motivo per credere che analoga efficacia non possa essere riprodotta anche nell’ambiente selvatico.”
FederFauna – prosegue il comunicato -, alla luce di tali notizie e consapevole del fatto che in 20 anni di “approccio animalista” al randagismo canino (la legge 281 sul randagismo risale al 1991), sono stati spesi un sacco di soldi dei contribuenti, ma in Italia ci sono ancora 590.000 cani randagi di cui solo un terzo ospitati nei canili rifugio (fonte Ministero Salute), ha deciso di chiedere delucidazioni all’Ispra, Ente vigilato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, in data 09 marzo, ha risposto che dei primi risultati del metodo di contenimento delle nutrie che tanto piace agli animalisti presentati lo scorso 3 dicembre, di quei “risultati positivi” che spingerebbero a proseguire per quella strada citati nel comunicato, non ha avuto alcuna notizia ufficiale!…
L’Istituto spiega che era a conoscenza del protocollo sperimentale perche’, ai sensi della normativa vigente, era stata la Regione Lombardia a chiedere il suo parere. In tale circostanza l’Ispra, pero’, pur non esprimendo contrarieta’ ad un’iniziativa che “non presentava controindicazioni dal punto di vista conservazionistico”, ne aveva evidenziato “la sua assoluta inadeguatezza sotto il profilo pratico…”.
In particolare l’Ispra faceva notare che la tecnica prospettata “appare caratterizzata da un rapporto costi/benefici del tutto sfavorevole quando collocato nel contesto gestionale ordinario”. Per essere piu’ chiari ed usando sempre le parole dell’Istituto: “Tutto cio’ puo’ essere fatto in ambito puramente sperimentale ma appare completamente irrealistico quando collocato nel contesto delle reali disponibilita’ economiche ed operative su cui possono contare le Pubbliche Amministrazioni Italiane.”
Sembra pero’ che alcune Pubbliche Amministrazioni Italiane riservino delle sorprese quanto a disponibilita’ economiche ed operative, soprattutto quando c’entrano in qualche modo le associazioni animaliste. A fine 2010 la Regione Lombardia aveva gia’ varato un piano triennale sul randagismo da oltre 6milioni di euro di cui 900mila solo per l’educazione sanitaria e zoofila (relatrice nella precedente legislatura Monica Rizzi della Lega Nord e in questa Nicole Minetti del Pdl) e il “Garante per la tutela degli animali” del Comune di Milano e’ costato ben 400mila euro in quattro anni.
Oggi si apprende che la Regione Lombardia supporti un’iniziativa che l’Ispra ha giudicato caratterizzata da un rapporto costi/benefici del tutto sfavorevole.
A questo punto, chi paghi risulta tristemente fin troppo chiaro, ma chi e’ che ci guadagna?!…
Ufficio stampa Federfauna”
 
					