Piccolo… non previsto, ma efficace

È il .410, il “fuciletto” che con un investimento di fiducia abbinato a buone cartucce raramente delude 

Un fine settimana fra le dolci colline dell’aretino può concludersi piacevolmente nel modo convenzionale, bistecca di chianina e contorno di funghi porcini, Chianti dell’azienda, un po’ di autostrada e a casa.

Le cose cambiano se ti sei portato anche il tuo fuciletto .410 con qualche cartuccia.

Nel nostro paese gli agriturismi non mancano, e la Toscana è attiva in questo settore, se il complesso poi ha una riserva privata condotta con metodi naturali, fagiani che hanno il pepe sotto la coda, lepri italiche, caprioli, gli immancabili cinghiali e, da ammirare persino con rispetto, una bellissima serie d’impronte di lupo stampate nel fango… vuol dire che l’ ambiente è davvero interessante e bisogna fare di tutto per rimanere.

In questi casi, concordato un permesso, non resta che infilare nelle canne due cartucce da 76 millimetri con 19,5 g di piombo del n. 7 ½ e aspettare con pazienza che il cane del guardacaccia colleghi il suo naso con qualche traccia fresca, perché solo casualmente in alcuni tipi di riserve la selvaggina è davvero tale e deve essere guadagnata con lunghe scarpinate.

L’antenato del 36, il primo fucile da caccia dei ragazzi che accompagnavano al capanno il padre o il nonno, diventato nel tempo .410, richiede un investimento di fiducia abbinato a buone cartucce e su questi presupposti raramente delude.

La cartuccia lunga, quella di 76 mm nata negli anni ‘30 con la nuova cameratura pari lunghezza, originariamente recava una carica di 21 g di piombo equiparabile a quella di un fucile del 24 (appunto g 19-21), successivamente le cartucce .410 in commercio, in linea con la tendenza anglosassone, sono state standardizzate su 11/16 di libbra ovvero 19,5 g di pallini.

Secondo logica una colonna di pallini di 19,5 g sembrerebbe più soggetta a deformazioni se contenuta in una cartuccia di mm. 11,55 di diametro (appunto quella del .410) rispetto all’altra del 24 g. di mm. 16,20: colonna più alta la prima, soggetta ad esporre una maggiore quantità di pallini all’attrito sull’acciaio e quindi deformazione durante il percorso in canna.

In pratica, tuttavia, non se ne riscontrano effetti negativi sulla concentrazione di rosata, sia utilizzando borre di plastica a guaina lunga sia corta, e le rosate di una canna .410 strozzata a 6/10 che spara una carica di g 19, 5, piombo n. 7 ½ non hanno nulla da invidiare a quelle prodotte da una canna del 28 strozzata a 5/10 con g 21 di piombo dello stesso numero, anzi…

Le cariche basate sulla polvere Imr 4227 sotto una borra Gualandi di plastica, cui è stata ridotta la guaina portapallini a mm 12 di altezza, permette di confezionare una cartuccia con 308 grani di piombo (circa 20 g) e un’orlatura tonda su cartoncino.

Una cartuccia così ha un rendimento soddisfacente se l’arma viene usata con criterio, cioè non si pretenda di sparare ad animali che partono a 25/30 m e quando si preme il grilletto magari hanno toccato i quaranta.

Ci sono buone cartucce commerciali, ma c’è anche chi preferisce caricarsele con adeguate polveri molto progressive, specifiche per grossi revolver o cariche ridotte da carabina: una di queste è appunto la Imr 4227.

Una carica casalinga con quest’ultima e 20 g di piombo del 7 ½ si cronografa a 345 m/s, del tutto sovrapponibile ai canonici 1.135 fps delle cariche americane con 19,5 g di pallini e compie un onesto, pulito lavoro su quasi tutta la selvaggina a penna copribile col 7 ½.

Con la carica suddetta un fagiano adulto cresciuto in ambiente naturale ha bisogno (si fa per dire) di una quantità sufficiente di pallini per fermarsi: a 30 m siamo già alla frutta, dopo altri 10 può succedere che venga scarseggiato e vada a ingrassare una volpe da qualche parte.

Cacciare con un buon cane da ferma è la migliore scelta, ma per chi ha un ausiliare che esplica solo cerca, per esempio un diavolo di springer spaniel, la combinazione va sempre bene purché sia stato addestrato a rallentare l’andatura quando segna forte dando modo al conduttore di avvicinarsi.

Un’altra possibilità ove esiste un buon traffico di colombacci, poniamo nei campi di girasole, è l’appostamento in un capanno a terra, prossimo a piante di alto fusto, anche qui la cartuccia funziona e sparando bene, si raccoglie…

Per parlare del piombo, tenendo il 7 ½ come numerazione massima ottimale, possiamo conteggiare 238 pezzi in una carica di g 19,5; a 25 m tale carica ne colloca 15 in 172 cmq ed è affidabile fino a 30 m per colombacci, anatre medie o altri selvatici che presentano appunto superfici in volo di 172 cmq.

Le fabbriche forniscono cariche .410 con piombo fino al n. 4, ma in questo caso si scende a 112 pezzi contenuti, meno della metà, anche se il n. 4 mantiene meglio velocità ed eroga più energia, per cui un solo pallino a 30 m fa il lavoro di due del 7 ½.

Tutto sommato, volendo crescere nel diametro dei pallini è più pratico non spingersi oltre il n. 6 (168 pallini nella carica), regolandosi su circa il 30% di proiettili in meno, ma con un’energia singola a 30 m di 0,270 kgm. pressoché ottenibile con 1,5 pallini del 7 ½, e ciò è utile quando si cacciano fagiani naturali e germani in autunno inoltrato, epoca in cui la barriera di piume o piumino è più fitta.

In sostanza con 19-20 g di piombo, il .410 allarga i suoi orizzonti e, in considerazione di quanto detto, si può definire un “buon fucile” che aspetta solo di trovarsi nelle mani di un buon cacciatore.

Sergio Pieraccini

Condividi l'articolo su:

I commenti sono chiusi.