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L’UE RICONSIDERA IL RUOLO DI CACCIA E PESCA NELLE AREE STRETTAMENTE PROTETTE

La Commissione Europea ha recentemente pubblicato la nota tecnica di indirizzo “ sui criteri e gli orientamenti per la designazione delle aree protette”, sugli obiettivi della Biodiversity Strategy, volti a destinare il 10% del territorio europeo ad una rigida protezione, allo scopo di contrastare la perdita di specie e habitat. Il testo espresso é stato oggetto di un’importante modifica rispetto alla precedente proposta della Commissione e la parte che considerava la caccia e la pesca come attività non direttamente compatibili con le aree strettamente protette, definitivamente eliminata. A darne notizia l’Eurodeputato Massimo Casanova che, assieme al collega Dreosto, evidenzia l’ottimo risultato dopo un anno di intense discussioni tra Stati membri all’interno del comitato NAEG “é stato fatto comprendere alla Commissione europea che un divieto generale di caccia e di pesca nelle aree strettamente protette, non solo è una misura ingiustificata per arrestare la perdita di biodiversità, ma soprattutto, che le attività di conservazione messe in atto da cacciatori e pescatori sono importanti, sia nella gestione delle aree protette, sia per assicurare sostegno alle comunità locali”.

Casanova considera fondamentale che nel prossimo futuro e in un’ottica di rinnovata consapevolezza, i singoli paesi agiscano in maniera conseguente “anche in Italia la gestione delle aree protette dovrebbe consentire lo svolgimento della caccia e della pesca in misura controllata, in particolare sugli ungulati selvatici, che continuano a proliferare creando squilibri ambientali come nel caso del Parco del Gargano, dove branchi di cinghiali indisturbati, continuano a devastare habitat e terreni agricoli, tutelati da norme che, di contro, si ripercuotono negativamente sulla biodiversitá e sulla collettività locali”.

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