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LA PRESIDENTE DI CONFAVI: “UNITI PER I CACCIATORI”

LA PRESIDENTE DI CONFAVI: “UNITI PER I CACCIATORI”

Maria Cristina Caretta- presidente Confavi

Maria Cristina Caretta- presidente Confavi

Maria Cristina Caretta, dirigente venatorio, amante della caccia e donna. Sono tre delle caratteristiche che fanno della presidente di Confavi, la seconda associazione venatoria italiana per numero di iscritti, un personaggio davvero unico nel suo genere.

L’abbiamo incontrata presso lo stand di Greentime all’Hunting Show di Vicenza e con lei abbiamo parlato del suo modo di intendere e vivere la caccia. Durante la nostra chiacchierata Caretta si è anche complimentata per le nuove iniziative della nostra casa editrice: “La nuova veste de ‘Il Cacciatore Italiano’ è molto piacevole e sfogliandolo si nota davvero la differenza. E complimenti anche per l’idea del calendario, che mi è piaciuta moltissimo. Ho visitato anche il blog ‘La Dea della caccia’, uno strumento interessante perché è aperto a tutti, è un luogo libero che permette a chiunque di esporre la propria opinione e discutere delle varie problematiche”. E allora conosciamo più a fondo l’unico presidente-donna dell’associazionismo venatorio italiano.

Qual è il suo rapporto con la caccia?
“La caccia è una passione che nasce da dentro e nel mio caso si è trattato di una specie di colpo di fulmine. Non provenendo da una famiglia che ha tradizioni venatorie, mi sono avvicinata al mondo venatorio per questioni di lavoro. Un giorno un mio carissimo amico mi ha invitato per la caccia in botte, io non avevo la licenza e così sono andata da spettatrice. Ricordo di non aver dormito la notte prima, ho il ricordo di una giornata meravigliosa anche se non ha smesso un solo attimo di piovere. Nonostante questo alla sera sono rientrata a casa ed avevo maturato la decisione di prendere la licenza di caccia. La caccia è una passione che ti pervade internamente. Un’ora di caccia ti lascia con una grande carica interiore, diventi un’altra persona, anche grazie al contatto con la natura. Noi donne siamo anche dotate di una maggiore sensibilità, quindi riusciamo ad apprezzare ancora di più quello che offre questa passione”.

Che tipo di caccia preferisce?
“La migratoria principalmente, anche se non disdegno affatto la caccia alla stanziale. Nel cuore ho gli anatidi a cui devo il mio “innamoramento” per la caccia. Ma ogni forma di caccia, proprio per la sua peculiarità, offre delle sensazioni uniche. Dalla migratoria alla stanziale, ognuna delle varie forme di caccia ti fa provare emozioni uniche”.

Come si trova in questo mondo ancora prevalentemente maschile?
“Con i dirigenti venatori cerco di dare la massima disponibilità per raggiungere obiettivi comuni. I cacciatori in generale, poi, sono persone straordinarie, una componente importante per la nostra società, alla quale danno molto”.

E l’avventura con la Confavi come è nata?
“La Confavi è una realtà nata 5 anni fa, partendo con quattro associazioni venatorie fondatrici, oggi abbiamo unito con noi 18 Associazioni, rappresentiamo oltre 110.000 cacciatori in Italia e siamo presenti su tutte le regioni italiane. Questo è un segnale di grande condivisione, dei nostri obiettivi, da parte di molti cacciatori italiani”.

Come vi rapportate con le altre associazioni venatorie?
“La Confavi nasce soprattutto per unire il mondo venatorio italiano. Ci sono cose che possono dividere le associazioni venatorie, ma sono fermamente convinta che bisogna privilegiare ciò che ci unisce. Dobbiamo saper combattere uniti per il bene del mondo venatorio italiano. Solo così potremo ‘incarnierare’ dei risultati apprezzabili! Credo che ci debba essere una unità di intenti su alcune questioni, perché le Associazioni venatorie devono essere, prima di tutto, il ‘sindacato’ dei cacciatori”.

Cosa pensa del dibattito sulla 157/92?
“Perseguiamo convintamente l’obiettivo di modificare la 157/92. I cacciatori vogliono queste modifiche e lo hanno dimostrato le oltre 843.000 firme a sostegno della proposta “Berlato”. Come Confavi chiediamo innanzitutto che le direttive comunitarie siano correttamente recepite anche in Italia, applicando il concetto della caccia per periodi e per specie. I cacciatori italiani hanno il diritto di andare a caccia con gli stessi diritti, oltre che con gli stessi doveri, dei loro ‘colleghi’ cacciatori europei. Noi dirigenti venatori dobbiamo trovare, tutti insieme, una sintesi e degli obiettivi comuni, perché rappresentiamo i cacciatori e li dobbiamo tutelare”.

Cosa pensa del rapporto tra caccia e ambientalismo?
In Europa gli ambientalisti sono cacciatori e in quella sede non si discute più di ‘caccia sì’ o ‘caccia no’ si discute di ‘caccia come’. Bisogna far comprendere all’opinione pubblica, anche a chi cacciatore non è, ciò che fa oggi il cacciatore per la società, gestendo territorio e fauna selvatica. C’è una parte del mondo ambientalista con la quale si può dialogare e ci si può confrontare, possiamo avere obiettivi comuni e quindi possiamo lavorare assieme. I cacciatori sono una categoria che porta solo vantaggi allo Stato: pagano le tasse per praticare l’attività venatoria pochi mesi all’anno e non chiedono mai finanziamenti, anzi, possiamo definirli una vera risorsa in quanto gestiscono volontariamente il patrimonio faunistico e gli habitat naturali nell’interesse dell’intera collettività”.

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