Lo scorso aprile c’è stata la cerimonia ufficiale d’apertura alla firma dell’Accordo di Parigi da parte delle nazioni aderenti alla United Nations Convention on Climate Change (UNFCCC). Ora, per diventare operativo, è necessaria la ratifica di un quorum minimo di Paesi. Intanto si sono riuniti gli organi sussidiari tecnici e scientifici dell’UNFCCC e del ne-nato Ad-hoc Working Group on Paris Agreement (APA) per favorire la sua attuazione.
L’accordo, approvato al termine della COP21 di Parigi, definisce le strategie globali, per il periodo post-2020, di lotta ai cambiamenti climatici. L’Accordo rimarrà aperto alla firma fino al 17 aprile 2017. Adesso i Paesi aderenti all’UNFCCC dovranno adottare l’Accordo all’interno dei propri sistemi legislativi, attraverso la ratifica (o l’accettazione, l’approvazione o l’adesione). Perché l’accordo entri in vigore, è necessario, in base all’articolo 21, che esso sia ratificato da almeno 55 Paesi complessivamente responsabili di almeno il 55% delle emissioni globali di gas serra. Finora, l’accordo è stato ratificato da 18 Paesi, che raggiungono lo 0,2% del totale delle emissioni globali di gas-serra.
Nel documento qui di seguito è riportata una valutazione dell’Accordo di Parigi e della sua natura legale, in attesa della ratifica da parte del quorum minimo di Paesi per renderlo operativo. (Fonte ISPRA)
Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici: una prima valutazione