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I CACCIATORI ERANO UN MILIONE E MEZZO, ORA SONO DIVENTATI 750 MILA

I CACCIATORI ERANO UN MILIONE E MEZZO, ORA SONO DIVENTATI 750 MILA

Il Corriere.it pubblica oggi un articolo dal titolo “Cacciatori, un esercito sempre più piccolo”. Ne riportiamo alcuni passi dove intervengono il presidente di Federcaccia, Gianluca Dall’Olio e quello di Arcicaccia, Osvaldo Veneziano.

Ha tra i 65 e i 75 anni di età, con punte fino agli 80, vive soprat tutto in Toscana (sono 110 mi la), in Lombardia (100 mila) e in Emilia Romagna (70 mila), ma anche in Pie monte (40 mila), Veneto (46 mila), Lazio (55 mila), Campania (45 mila), Sarde gna (46 mila) e Umbria (40 mila). Nel 1985, quasi 25 anni fa, erano oltre un mi lione e mezzo in tutta Italia. Oggi sono meno della metà, non superano i 750 mi la, un calo che si spiega soprattutto con l’assenza di ricambio generazionale.

Sono sei le associazioni di cacciatori in Italia, la numero uno è la Federcaccia che raccoglie metà dei cacciatori, l’altra, vicina alla sinistra, è l’Arcicaccia, che ne raccoglie una fetta più piccola ma significativa. «Dal 1992 ad oggi non ci sono più stati interventi normativi – accusa il presidente di Federcaccia Gianluca Dal l’Olio -. In Francia, per fare un esempio negli ultimi 9 anni ci sono stati già quattro ritocchi alla normativa e non perché cambiano i cacciatori ma perché cambia l’ambiente e occorre adeguarsi. Sempre in Francia al Ministero dell’Agricoltura esiste un ufficio venatorio che coordina, noi non l’abbiamo, nessuno si occupa della materia. La 157 ha fortemente responsabilizzato i cacciatori eppure in molte zone non è stata ancora del tutto applicata. Ci sono Regioni – continua Dall’Olio – come la Toscana e l’Emilia Romagna dove sono stati costituiti gli Atc, che devono essere sub-provinciali e fare gestione faunistica del territorio, e ci sono Regioni, come la Calabria, che li ha istituiti appena un anno fa, o Province, come Roma e Latina, che non ce l’hanno». L’Atc, Ambito territoriale di caccia, è l’area riservata all’attività venatoria. Mediamente ricopre il 70 per cento del territorio, per il resto riservato ad aree protette e parchi dove cacciare è vietato. Accanto alle Atc ci sono poi, nelle regioni montuose, i comprensori di caccia e le riserve alpine di caccia. «L’abbandono della campagna – continua Dall’Olio- ha fortemente modificato il territorio, gli ungulati sono in forte crescita, anche i cervidi sono a volte un vero problema. Prima agricoltura, caccia, ‘pulizia’ del territorio per abbassare il surplus fauni stico, erano tutt’uno. Ora non è più così e manca completamente un osservato rio nazionale, un ufficio che sappia coordinare e monitorare le attività e la popolazione faunistica, che sappia, insomma, fare gestione».

Il presidente di Federcaccia ammette che con «ambientalisti e agricoltori il rapporto non sempre è facile ma spesso sono proprio gi agricoltori a chiedere aiuto perché vengano decisi abbattimenti di massa, soprattutto per i danni che cinghiali e altre specie fanno all’agricoltura di eccellenza». I cacciatori ogni anno sborsano 147 euro allo Stato per la tassa governativa, «soldi che non sono mai stati reinvestiti nell’ambiente, sia che il governo fosse di destra che di sinistra», dice Dall’Olio.

C’è poi il pagamento di una seconda tassa, agli Atc, dove cacciatori e enti loca li sono rappresentati ciascuno al 30 per cento e al 20 per cento agricoltori e ambientalisti. «Qui i soldi vanno al ripopolamento e per ripagare i coltivatori danneggiati. Ecco perché in alcune Regioni, come l’Emilia Romagna, si versano anche 250 euro all’anno, mentre in Calabria solo 8».


Che cosa deve fare un buon cacciatore? «Essere responsabile, rispettare le leggi, stare attento alla sicurezza sua e degli altri, non fare bracconaggio», risponde Veneziano. E che cosa dovrebbe essere un buon Atc? «Avere come obietti vo la gestione della fauna di quel territorio, prevedere piani di prelievo adegua ti, perché le specie protette troppo pro tette provocano danni e incidenti sulle strade», ribatte Dall’Olio di Federcaccia, che pur appoggiando le proposte del ddl Orsi, assicura che è disposto a cedere su alcuni punti, «ma che almeno facciano la governance nazionale».

Per leggere l’articolo completo di Mariolina Iossa sul corriere.it clicca qui: Cacciatori, un esercito sempre più piccolo

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