TOP-MENU

pecore

TORINO, BRANCO DI LUPI DECIMA UN GREGGE ALL’ALPE LA ROCHE IN VALLE SUSA

Quattro pecore sbranate, 15 morse al collo, alla schiena o alle mammelle; 14 pecore disperse; 8 agnelli spariti: questo il risultato dell’attacco portato da un branco di lupi, nella notte di domenica scorsa, al gregge di 116 pecore biellesi, di Giuseppe Re, all’alpe La Roche, nel comprensorio di Savoulx, a Oulx. Nella notte un branco di lupi ha attaccato il gregge che era ricoverato, in un recinto elettrificato, a poche decine di metri dall’alpeggio.

Giuseppe Re, margaro con cascina a Villardora, la notizia la racconta così: «Lunedì scorso, alle sette del mattino esco dall’alpe e vedo che il recinto che accoglieva il mio gregge è vuoto: gli animali non c’erano più. Tutto intorno, nei prati, alcune pecore con il collo sanguinante. Abbiamo iniziato a cercare le pecore in tutto il comprensorio del pascolo La Roche. Verso mezzogiorno, a chilometri di distanza dall’alpeggio, al colle dello Jafferau, abbiamo ritrovato una cinquantina di capi. Durante la ricerca, sparsi nei prati montani della valle, ci siamo imbattuti in 4 pecore uccise, sbranate dai lupi. Lunedì e martedì abbiamo proseguito la ricerca dei capi riuscendo a ricomporre quanto rimasto del gregge. Martedì mattina c’è stato il sopralluogo del Servizio veterinario che ha censito i capi sbranati e ha documentato con foto i 15 capi feriti in modo più grave. Nei prossimi giorni con i veterinari aggiorneremo la conta dei capi che moriranno a seguito delle gravi ferite riportate». Oltre alle pecore attaccate dai lupi, il margaro alpeggia anche 160 bovini appartenenti alla razza Piemontese e a razze da latte.

Sergio Barone, vicepresidente Coldiretti Torino, di Sant’Antonino di Susa, non usa mezzi giri di parole: “Nelle zone montane la presenza dei lupi sta mettendo a rischio la sopravvivenza della pastorizia. La diminuzione del numero delle greggi, verificata in questi anni, richiede interventi radicali, altrimenti nei prossimi anni assisteremo alla scomparsa totale dei margari e dei pastori nelle zone montane”.

Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, commenta così l’attacco: “Secondo il monitoraggio condotto nell’ambito del progetto WolfAlps, con dati raccolti nell’inverno 2014-2015, in Piemonte è stimata la presenza di 21 branchi e 4 coppie riproduttive di lupi. Secondo Coldiretti, alla luce degli attacchi denunciati dai margari, è molto probabile che, sul territorio subalpino, i lupi siano presenti in numero maggiore. Secondo Coldiretti è necessario andare oltre il censimento dei lupi per individuare efficaci misure di contenimento. E’ urgente che le amministrazioni competenti prevedano misure atte a ristabilire un giusto equilibrio tra la presenza del lupo e quella degli allevatori, soprattutto pastori che, tramite la loro attività, conservano e valorizzano le aree di montagna e le sue tradizioni. Questi episodi fugano i dubbi spesso sollevati sull’effettiva pericolosità di questo predatore e sulla possibilità di coesistenza con l’attività di alpeggio”.

Il presidente di Coldiretti Torino aggiunge: «L’attacco dei lupi al gregge in alta valle di Susa è avvenuto all’interno di un recinto elettrificato, poco distante dall’alpe. Il gruppo di attacco dei lupi doveva essere numeroso: è riuscito a braccare per alcuni chilometri il gregge, attaccando le pecore lungo tutto il tragitto. Quanto successo ci preoccupa. Per il margaro dell’alpe La Roche i danni sono devastanti: il suo gregge è stato decimato. Da sempre sosteniamo che il dilagare del lupo costituisce un serio problema e non solo per gli animali che monticano: ci sono problemi anche rispetto alla sicurezza dell’uomo. La prima cosa che chiediamo è una presa d’atto della situazione attuale. Coldiretti chiede un ragionamento collettivo da aprire e portare avanti, insieme – agricoltori, istituzioni e associazioni –  per affrontare, in modo adeguato, l’emergenza lupo. Una situazione che sta sfuggendo di mano. Con il ritorno del lupo il lavoro dei pastori e dei margari è cambiato radicalmente, divenendo sempre più complicato, oneroso e con stravolgimento delle abitudini di una pratica storica». (Fonte COLDIRETTI)

, , , ,

Le foto presenti su La Dea della Caccia sono in parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione potranno segnalarlo alla redazione - info@ladeadellacaccia.it - che provvederá prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate.