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TOSCANA. L’UDC PRESENTA UNA INTERROGAZIONE URGENTE SUL CALENDARIO VENATORIO ARETINO

TOSCANA. L’UDC PRESENTA UNA INTERROGAZIONE URGENTE SUL CALENDARIO VENATORIO ARETINO

Il Gruppo Udc in Consiglio regionale ha presentato un’interrogazione urgente sul calendario venatorio provinciale. A rischio la legittimità dell’atto con gravi conseguenze per i cacciatori aretini, ad oggi oggetto di inspiegabili limitazioni.
Per questo L’Udc chiede al Presidente Rossi di fare chiarezza. L’ennesima bufera in materia di caccia che si abbatte sulla Provincia di Arezzo:
“Nella delibera di Giunta provinciale del 30 agosto sono state riscontrate decisioni che travalicano le competenze e i poteri dell’amministrazione provinciale rispetto alla normativa regionale sul calendario venatorio- afferma il Gruppo Udc- Non si comprende il significato di queste disposizioni a carattere discrezionale in considerazione che le altre nove Province della Toscana hanno tutte seguito alla lettera le indicazioni regionali. Non è stato così per Arezzo che rappresenta una pericolosa anomalia del quadro normativo toscano che potrebbe portare all’illegittimità dell’atto in quanto la Regione garantisce l’univocità del diritto in tutti i territori come sancisce lo Statuto. L’elenco delle specie cacciabili, i tempi di caccia, in particolare per la selvaggina migratoria, non sono compresi tra le modifiche o integrazioni che la Provincia può operare liberamente. Così i cacciatori aretini, rispetto agli altri, non potranno prelevare la marzaiola, il combattente e la moretta. Andranno più tardi a prelevare la beccaccia, il tordo bottaccio, il tordo sassello, la cesena, l’allodola, mentre dovranno cessare anticipatamente la caccia alla beccaccia. Si comprende che tale atteggiamento è inaccettabile perché genera caos e condizioni discriminatorie tra i cacciatori toscani”. Sul piede di guerra anche il capogruppo Udc in Provincia Simon Pietro Palazzo: “Ho intenzione di fare chiarezza su una materia molto importante per la tradizione del territorio. Anche perché, qualora fosse possibile operare con discrezionalità rispetto alla normativa regionale sul calendario venatorio, dovrebbe essere di competenza del Consiglio e non della Giunta provinciale”.

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