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LAMBRO: EMERGENZA PER LA MAREA NERA

LAMBRO: EMERGENZA PER LA MAREA NERA

L’allarme inquinamento per il fiume Lambro, dopo lo sversamento di migliaia di metri cubi di gasolio e petrolio combustibile verificatosi nei depositi della raffineria Lombarda Petroli di Villasanta vicino a Monza, è arrivato anche al Po, in particolare al tratto piacentino del fiume. Ma sarebbero più di una ventina i Comuni agricoli potenzialmente interessati da questa emergenza.

Su www.leggonline.it si legge che Mario Vigo, Presidente della Confagricoltura di Milano e Lodi, avrebbe dichiarato che “attualmente le zone più colpite sembrano essere quelle più distanti dal luogo dello sversamento, vale a dire le campagne del sud Milano e del lodigiano, dove il Lambro si immette nel Po”. Attiva anche la Coldiretti, che avrebbe proposto una linea d’azione immediata per tenere sotto controllo lo stato dell’inquinamento, verificare il rispetto del divieto di utilizzare acqua, attuare interventi di prevenzione e segnalare le situazioni di rischio alle autorità competenti. L’emergenza nera, ha sottolineato l’organizzazione su www.leggonline.it, “mette in pericolo un intero ecosistema di interesse agricolo, dove si coltiva ed alleva un terzo del Made in Italy alimentare”. Pare che solo la fase stagionale e l’andamento meteorologico abbiano evitato il rischio dell’inquinamento della catena alimentare. “Fortunatamente” ha dichiarato la Coldiretti sul quotidiano “non ci sono rischi per gli alimenti in tavola e danni alle coltivazioni perchè‚ con il periodo invernale sono ridotte al minimo le produzioni presenti nei campi”. Una Task Force si è però riunita nella Prefettura di Piacenza, con protezione civile e vigili del fuoco, e ha adottato la contromisura di due sbarramenti con le panne, barriere galleggianti che cercheranno di arginare la marea nera. Ma il doppio sbarramento, come ha spiegato il prefetto di Piacenza Luigi Viana, “da solo non sarà sufficiente, serviranno anche operazione di aspirazione e spurgo”.

Raggiunti dall’onda di petrolio anche i comuni della provincia di Parma. “Abbiamo allertato i Vigili del Fuoco, che nel primo pomeriggio iniziano ad operare nella zona di Torricella di Sissa per arginare il passaggio del materiale oleoso; gli interventi più importanti” ha dichiarato a Leggo Gabriele Ferrari, assessore alla Protezione civile di Parma, “sono comunque previsti nella zona di Piacenza, dove ci auguriamo possa essere fermata l’ondata più importante prima che arrivi nel nostro territorio. Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, e Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia hanno suggerito che “La Regione Lombardia chieda al Governo la dichiarazione di stato di emergenza ambientale nazionale”, sottolineando l’urgenza di un coordinamento degli interventi delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna a livello centrale. Anche Ermete Realacci del Pd invoca un intervento coordinato, al fine di “limitare il più possibile i gravi danni ambientali che sta causando l’onda nera che dal fiume Lambro rischia di contaminare l’intero bacino del Po”. Realacci sarebbe il primo firmatario di un’interrogazione parlamentare sottoscritta anche dagli onorevoli del Pd Quartiani, Braga, Zucchi, Peluffo, Mariani, Bratti, Mosca, Farinone, Marantelli, Marco Carra, Codurelli, Fiano, De Biasi, Pizzetti e indirizzata al Ministero dell’Ambiente e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. “Oltre ad accertare le responsabilità di quanto accaduto”, si chiede inoltre nell’interrogazione, “sarà necessario attivare quanto prima le bonifiche ambientali per ripristinare al più presto lo stato dei luoghi e evitare possibili ulteriori contaminazioni da idrocarburi all’ambiente e scongiurare rischi per la salute dei cittadini”. Intanto si registrano le prime e cupe conseguenze visibili: anatre e germani reali sono stati ripescati letteralmente ricoperti di bitume o morti. E ad aggravare questa situazione di crisi ci sarebbe anche la certezza del dolo. “Un grave disastro ambientale, conseguenza di un atto criminale ma anche di colpevoli trascuratezze da parte dell’ azienda”: queste le parole del presidente della Provincia, Dario Allevi e dell’assessore regionale all’Ambiente, Massimo Ponzoni. Secondo i primi accertamenti della polizia provinciale, non ci sarebbe alcun dubbio sulla natura dolosa della fuoriuscita degli idrocarburi da tre serbatoi. Ma sarebbe altrettanto certa la non collaborazione dell’azienda, che nelle prime fasi dopo la scoperta del disastro, avrebbe opposto resistenza all’accertamento dei fatti, ritardato così i primi interventi. Si tratterebbe di persone avvezze ad operare sui macchinari, che avrebbero quindi aperto le valvole da cui sono uscite tonnellate di gasolio e oli combustibili. “Le valutazioni sulla quantità di idrocarburi sversati, dapprima indicata sui 15 mila metri cubi, è stata subito ridimensionata dall’azienda, che ha parlato di 2.500 metri cubi. Un dato troppo discorde con le prime valutazioni dei tecnici. Con ogni probabilità”, si legge su www.leggonline.it “la quantità effettiva potrebbe essere tra i 5mila e i 7mila metri cubi, e qui i tecnici della Protezione civile regionale hanno riscontrato un’anomalia. Esattamente un anno fa la Lombarda Petroli aveva fatto domanda per uscire dall’elenco delle aziende a rischio soggette alla cosiddetta normativa Seveso, che vincola gli impianti a particolari norme di manutenzione e sicurezza. Ma per far questo aveva dovuto dichiarare che la quantità di materiale stoccata non era superiore ai 2.500 metri cubi; a quanto pare molto meno di quanto effettivamente fosse”. Tra i possibili moventi, non si esclude una qualche forma di vendetta. Davide Boni, assessore regionale lombardo al territorio, ha rassicurato i cittadini che abitano nelle zone percorse dal fiume Lambro: l’acqua in zona, nonostante il cattivo odore, sarebbe potabile. Sono infatti in atto i controlli dell’Arpa e degli enti locali, 24 ore su 24, per i pozzetti della falda acquifera.

A.B.

Il servizio del TG1 di ieri, 25 febbraio 2010: L’onda nera del Lambro
https://www.youtube.com/watch?v=Mw0xO9RUnQA

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